Essere un “bidone dell’immondizia”

Vi siete mai domandati come si sente un “bidone dell’immondizia”?
Beh! Io sì! Da quando la psicologa che ci segue, per sostenerci nel difficile compito di aiutare il bambino che abbiamo in affido a fidarsi di noi e soprattutto di me, mi ha definito così.
Innanzitutto ci si sente SOLI: effettivamente, i bidoni, sono sempre situati in posti isolati, sì raggiungibili dalle persone, ma solo se ne hanno bisogno!
Poi ci si sente SPORCHI: ovvio là dentro si butta la spazzatura, che per definizione non può essere pulita!
Infine ci si sente IMBOTTITI: perché sono sempre talmente tanti i rifiuti che traboccano dal bidone… 

Il sentirmi SOLA nasce dal fatto che è difficile spiegare, a chi mi sta intorno, che quello che Filippo (nome di fantasia) sta buttando via, sono tutte schifezze che ha vissuto in questo periodo, in cui nessuno è stato in grado di prendersi cura dei suoi bisogni.
Ora lui ha trovato me! Figura femminile, materna, che ODIA perché associata a chi ha fatto solo male e con la quale deve chiudere i conti lasciati in sospeso. 

SPORCA! Mamma mia, quanta sporcizia sto ricevendo, quanto sudiciume! E per quanto io cerchi di pulirmi, la sensazione di sentirmi macchiata non se ne va: ogni volta che cerco di entrare in contatto con lui, le sue risposte sembrano mirare a farmi sentire inutile. In che modo? Piangendo ogni volta che abbiamo un contatto fisico (cambio o doccetta), oppure con continue provocazioni. 

E dopo tutto questo continuo immagazzinare immondizia ci si sente PIENI!
Pieni di quella roba che in realtà non si era pronti a ricevere, non perché pensavo che un affido sarebbe stato una passeggiata, ma perché non credevo che una creatura così piccola potesse avere dentro tutti quei pensieri negativi.
Eppure non si può pensare di lasciar perdere, di voltare, per l’ennesima volta, le spalle a questo bambino che ha bisogno di sperimentare l’amore materno, quello vero!
E quando Filippo avrà finito di “vomitare” tutto il suo malessere, capirà che la MAMMA non è quella cosa che gli è capitata nei primi mesi della sua vita, ma è quest’altra cosa che, nonostante tutto, non l’ha ABBANDONATO. Perché credo che si sia sentito abbandonato più lui di qualsiasi altro bambino che viene lasciato, affidato ad altri.
Del resto, provate a mettervi nei suoi panni: sono stato in una pancia dove nessuno si è accorto di me; sono uscito ma non c’erano due braccia amorevoli ad accogliermi; ho iniziato la mia vita da solo senza che nessuno mi prendesse per mano…
Quindi chi è stato abbandonato? Enea (il bambino lasciato nella Culla per la Vita della Mangiagalli n.d.r.) o Filippo?