Eva, da bambina deportata ad Auschwitz a “nonna” adottiva del nipote del suo aguzzino

adotta nipote auschwitzIl 27 gennaio 2015 saranno 70 anni da quel giorno del 1945 in cui i soldati sovietici entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau e ne liberarono i prigionieri. Per migliaia di persone, ritenute dai nazisti “vite indegne di essere vissute”, l’incubo era finalmente finito. Tra quelle vite c’era anche quella di Eva Mozes Kor, una bambina rumena deportata in Polonia quando aveva 10 anni, insieme a sua sorella gemella. E i gemelli, per i criminali nazisti, avevano un “valore particolare”: i medici del Reich, infatti, nei campi di sterminio effettuavano ogni sorta di macabra operazione su questi soggetti. Eva e sua sorella finirono nelle mani di Joseph Mengele, il dottore che eseguiva esperimenti sui detenuti, in particolare sui bambini. I gemelli sapevano che, se uno dei due fosse morto, l’altro sarebbe stato ucciso.

Eva e sua sorella riuscirono a sopravvivere alla Shoah e nel 1950 si trasferirono nel neonato stato di Israele. Oggi lei vive negli Stati Uniti, in Indiana, e lì ha deciso di compiere un gesto ricco di significato, un commovente esempio della capacità di perdonare anche i crimini più atroci. Eva, oggi più che 80enne, ha adottato il nipote del comandante del lager in cui lei fu detenuta. Si chiama Reiner Hoss e si è completamente dissociato dall’operato di suo nonno Rudolf, impiccato dagli Alleati nel 1946 in seguito a una sentenza del Processo di Norimberga. Reiner ha rotto ogni rapporto con la sua famiglia di origine nel 1985 e da allora si dedica a educare le nuove generazioni su come “riconoscere e sconfiggere il Male del nazismo”. Nel 2014 questa sua missione l’ha visto incontrare ben 70 scolaresche tedesche. Anche Eva è impegnata in questa battaglia e porta la sua testimonianza di deportata nelle scuole americane. “Mi facevano fino a 5 iniezioni alla settimana – racconta ai giovani dell’Indiana, a proposito degli esperimenti a cui era sottoposta dal dottor Mengele –, iniettandomi ogni tipo di infezioni e malattie”.

È stata proprio questa comune missione a far incontrare, nell’estate 2013, Eva e Reiner. L’incontro è avvenuto proprio ad Auschwitz, dove la donna ha chiesto al nipote del suo aguzzino se avrebbe accettato di essere adottato da lei.

“Non sempre andiamo d’accordo”, ammette Eva. Uno dei temi di “scontro”, incredibilmente, è proprio quello del “perdono per i nazisti”. Lei, infatti, non condivide la decisione di Reiner di rompere con la sua famiglia: Eva vorrebbe che si riconciliassero, “perché solo così ci possiamo davvero emancipare dal Male di Hitler”.

 

Fonte: La Stampa