Fame di Mamma. “Stando accanto a mio figlio, ho imparato ad amare e prendermi cura della bambina che ero”

Essere madre non è solo crescere i propri figli, ma anche rileggere e ripercorrere la propria infanzia con occhi diversi. Leggi l’emozionante racconto di Sara, una storia di rinascita e amore

Mi chiamo Sara e sono la mamma di Maria da cinque anni e di Marco da tre.

Il richiamo della vita ad accogliere

Entrambe le maternità mi sono capitate, ma ho scelto di tenere i miei bambini perché le ho vissute entrambe come un’occasione.
Un richiamo della vita ad accogliere e a occuparmi di qualcosa che non ero ancora riuscita a desiderare.
Sono nata in Italia, e mi sento italiana, anche se la mia pelle è ambrata e i miei occhi sono caldi come la terra che ha dato i natali ai miei genitori.

Le due culture

Non è stato semplice per me tenere insieme la cultura marocchina dei miei genitori, con l’apertura e le libertà che respiravo a Milano.
Loro non sono stati in grado di cogliere questa mia difficoltà, e tra un divieto e un ammonimento sono diventata grande, ma non adulta, troppo in fretta.

I due padri

A 18 anni ho così incontrato il papà della mia bambina e a 21 quello del mio bambino. Ho vissuto entrambe le storie offrendo e donando senza riserve il mio amore e tutti i miei sentimenti, prima ancora di capire se l’altra persona mi ricambiava alla stessa maniera. Mi hanno ripetutamente deluso e ferita.
In poco tempo il mio sorriso e la mia voglia di vivere libera sono stati spenti dal dolore, dai pesi e dai tormenti degli altri.
Io ero troppo fragile anche per me, e per ripararmi e riparare i miei bambini, mi sono arrangiata come all’epoca credevo meglio: rifugiandomi in amicizie sbagliate e nell’uso di sostanze.

E poi sono arrivati i ruba bambini

Con l’arrivo della mia prima bambina, è avvenuto il mio primo incontro con i servizi sociali. All’epoca avevo paura di loro, li vedevo come “i ruba bambini”, ma non potevo sottrarmi al loro controllo, altrimenti avrei perso la possibilità di vivere con i miei figli.
Questa motivazione grande, unica, mi ha spinto a superare e abbassare i muri di diffidenza che alzavo inconsapevolmente e piano piano ho capito che i ruba bambini in realtà stavano tendendo una mano e una guida alla bambina disorientata che ancora viveva in me.
Non si sono spaventati, come i miei genitori, della confusione che avevo accumulato negli anni, non hanno giudicato le mie scelte sbagliate, mi sono stati accanto quando anche io sarei voluta scappare da me stessa.
Hanno trovato una casa per me e i miei bambini, in cui potevamo essere noi stessi. In cui io potevo essere me stessa, con tutti i miei contrasti, le mie paure e le mie incertezze, sicura di non ricevere un no secco o peggio ancora una cinghiata. In questa casa, non ero sola con dei bimbi piccoli, ma mi hanno detto che c’erano degli aiutanti. Quando me li hanno presentati mi hanno detto che si chiamavano “educatori”, inizialmente li chiamavo così anche io, ma poi ho imparato i loro nomi Mattia, Giovanna, Ginevra, Marta e Sara. Dietro quei nomi ho trovato delle persone che sono state disposte ad ascoltarmi quando ne avevo bisogno, a tenermi la mano quando sono stata male io o i miei bambini, e soprattutto a fare il tifo per noi quando c’era una nuova sfida da affrontare.

Le domande degli educatori

Non mi hanno mai giudicata, ma per aiutarmi a capire meglio i miei bambini, e a fare le cose che li fanno stare bene sono sempre partiti da me. Tu cosa pensi Sara? Se tu avessi l’età di Maria, e ti dicessero solo no cosa penseresti? Ma solo a Marco non piacciano le verdure? Tu da piccola le mangiavi?
E dietro a ogni loro domanda, ho iniziato a vedere una parte di me, ho ritrovato la bambina che ero, le mie paure, le mie domande, le mie insicurezze ma anche i miei sogni.
Insieme a loro ho imparato a non scappare, ma a vedere la bambina che ero e ad abbracciare, coccolare e trovare le parole giuste per lei e per i miei figli.

Crescere insieme

Piano piano sia io che i miei bimbi stiamo imparando a stare meglio insieme, a condividere esperienze che oltre a farci divertire fanno crescere Maria e Marco, e fanno diventare adulta e responsabile me.
Proprio settimana scorsa, scegliendo insieme a Giovanna un’attività da fare  con i miei bimbi, alla proposta di andare al circo, mi sono commossa. Potevo condividere con i miei figli un’esperienza che aveva sempre desiderato fare con i miei genitori da piccola, ma non mi avevano mai accontentata.
Dando l’erba al cammello, accarezzando i cavalli e guardando con stupore le tigri insieme ai miei figli, ho rivisto la bambina che ero realizzare uno dei sogni che aveva tenuto nel cassetto e ho visto Maria e Marco scoprire cose nuove.
Non ho scelto di diventare mamma, ma scegliere di fare uno sforzo in più lasciandomi aiutare da persone esperte per essere una madre migliore ha cambiato la mia vita e quella dei miei bambini.
Sto imparando cosa significa amare e amarmi. Il cammino non è finito, e non sarà semplice, ma il desiderio di tornare a ridere pienamente con le mie due ragioni di vita mi fa trovare la forza ogni giorno.

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