Fecondazione assistita o adozione? Fino a che punto può arrivare il ‘bombardamento’ ormonale di un grembo materno?

Gentile Ai.Bi.,

ho letto alcuni giorni fa un articolo da voi rilanciato circa i rischi della fecondazione assistita e l’opportunità di rivolgersi, invece, all’adozione come strumento per accogliere il dono di un figlio. Mi sono fermata a riflettere e mi sono venuti in mente molti dubbi circa le difficoltà anche emotive di quelle donne che desiderano diventare mamme e quegli uomini che aspirano a essere padri, ma che non riescono in modo naturale ad avere uno o più figli…

Dove posso trovare risposte ai miei dubbi, visto che non so che scelta fare e che non riesco comunque a non pensare che adottare non è un’esperienza facile?

Grazie mille

Stefania

Cara Stefania,

innanzitutto ti ringraziamo per averci scritto, dandoci l’opportunità di riprendere un tema che non di rado provoca ansie e anche sofferenza nelle coppie che poi si decidono per il percorso dell’adozione.

Se è vero che la fecondazione assistita pare essere oggi il sistema più usato per tentare di avere un bambino per quelle coppie che non hanno possibilità di generarlo naturalmente, ci si scontra oggi con i dati secondo cui molte di esse, nonostante i ripetuti tentativi, non riescono a ottenere il risultato sperato. Nel frattempo, però, quanti esami, quante analisi, quante prove da sopportare per entrambi! Sì, perchè alla sofferenza fisica della donna si unisce quella psicologica che condivide con l’aspirante papà. Quanta delusione, quanta amarezza in questo ‘accanimento terapeutico’ che dura diversi cicli di bombardamento ormonale, riducendole come zombie fino a prendere coscienza di non poter ricorrere che all’ultima spiaggia dell’adozione internazionale.

Eppure “dal ‘figlio nato da sè’ a un ‘figlio nato da altri’, spesso il passaggio non è semplice…”, come si legge in una delle pagine del libro ‘L’adozione internazionale – 161 domande e 160 risposte’, edito da Ai.Bi. e disponibile in e-book.

Vedi, Stefania, esistono diverse ricerche che associano la fecondazione assistita a conseguenze non solo sulla salute della madre, ma anche su quella del nascituro. Per quanto concerne la salute della mamma, l’iperstimolazione ormonale, in casi estremi, può provocare complicanze renali o addirittura patologie tumorali. Altrettanto gravi possono risultare le conseguenze per il bambino. Si parla del 30% di possibilità in più per i bambini nati dalla provetta di sviluppare malattie gravi, anche a lungo termine, e malattie genetiche. Lo sostiene anche una vasta revisione sistematica condotta dal Danish Cancer Society Research Center di Copenaghen e pubblicata sulla rivista Fertility and Sterility. L’analisi, che ha preso in esame 25 studi, dimostra che i bambini nati dopo un trattamento di fecondazione assistita hanno un rischio maggiore del 33% di sviluppare un tumore pediatrico, con picchi evidenti per i tumori ematologici (59% in più) e del sistema nervoso centrale (88% in più).

E allora? Che fare? Da parte nostra, anche per l’esperienza ultratrentennale che possiamo vantare in difesa del diritto di essere figlio dei bambini abbandonati, non smettiamo – ancora una volta – di domandarci: “Perchè tanto accanimento?”. Se poi ci sono più di 170 milioni di bambini soli nel mondo che non vedono l’ora di poter abbracciare una famiglia e scambiarsi l’amore con una mamma e un papà.

L’adozione non è una passeggiata, certamente. Ma questo non toglie che proprio nel prendersi cura della vita – ne siamo convinti – risiede il segreto della realizzazione del desiderio di maternità e paternità di ogni coppia. Anche il tuo.

Irene Bertuzzi