Figlio di due mamme? La Consulta boccia l’ipotesi: “Una scelta di così alta discrezionalità deve essere riservata al legislatore”

L’ufficiale di Stato Civile non è obbligato a trascrivere l’atto di nascita estero nel caso in cui uno dei genitori sia biologicamente estraneo al bimbo

No. Un bambino non può avere due madri. A stabilirlo con una sentenza, che sarà depositata nelle prossime settimane ma che è stata anticipata con un comunicato stampa, è stata la Consulta, per la quale l’ufficiale di Stato Civile non è obbligato a trascrivere tale e quale un atto di nascita estero, nel caso in cui uno dei due genitori sia biologicamente estraneo al bimbo, fatto che può avvenire nel caso in cui il bambino sia nato mediante fecondazione eterologa.

“Secondo la Corte – si legge nel comunicato stampa della Corte costituzionale il riconoscimento dello status di genitore alla cosiddetta madre intenzionale al l’interno di un rapporto tra due donne unite civilmente non risponde a un precetto costituzionale ma comporta una scelta di così alta discrezionalità da essere per ciò stesso riservata al legislatore”. La Consulta ha aggiunto che “la protezione del miglior interesse del minore in simili situazioni oggi affidata dalla giurisprudenza all’attuale disciplina sull’adozione in casi particolari può essere assicurata attraverso varie soluzioni, tutte compatibili con la Costituzione, che spetta sempre al legislatore individuare“. Tra queste vi è l’adozione “in casi particolari”, prevista dall’articolo 44 della legge 184 del 1983 e successive modifiche, che consente, tra le altre cose, di adottare il figlio del proprio partner.

Figlio di due mamme. Le conseguenze della sentenza

“Che questo istituto giuridico – commenta in un articolo su Avvenire Marcello Palmieripotesse essere applicato non solo nei casi previsti da quella legge (per esempio, quando l’adottando è figlio dell’altro coniuge), ma anche a coppie formate da persone dello stesso sesso, l’ha stabilito (tra molte voci contrarie) una corrente giurisprudenziale scaturita nel 2016 dal Tribunale minorile di Roma. Ma il punto ora è questo: nel dimostrare che, già ora, i bambini ottenuti da adulti same sex godono delle necessarie tutele, senza dunque la necessità di essere riconosciuti figli legittimi di entrambi i loro ‘committenti’, la Corte prima cita come fonte la giurisprudenza (cioè le pronunce dei giudici), ma poi afferma subito ‘che spetta sempre al legislatore’ individuare le più appropriate soluzioni di questi casi. Ancora una volta, dunque, la Consulta sembra esortare da un lato il Parlamento a non abdicare al suo ruolo, mentre dall’altro i giudici ad applicare le leggi vigenti, senza inventarne altre inesistenti”.