Fecondazione eterologa: la Cassazione nega il riconoscimento del figlio di due madri

Una sentenza della Cassazione ha cancellato la trascrizione di un figlio di due donne nato tramite fecondazione eterologa

La fecondazione eterologa è una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA) in cui almeno uno dei due gameti proviene da un donatore esterno alla coppia. La questione non è ancora del tutto chiarita dal punto di vista giuridico, come dimostra la recente sentenza della Cassazione che ha annullato la trascrizione del figlio di due mamme nato con questa tecnica.

Il caso delle due mamme e il ricorso in Cassazione

La vicenda riguarda due donne, entrambe italiane, unite civilmente che, di comune accordo, avevano fatto ricorso alla PMA eterologa, utilizzando il gamete maschile di un donatore anonimo e gli ovuli della madre biologica, che aveva portato avanti la gravidanza fino alla nascita in Italia del bambino.
Il sindaco aveva trascritto la dichiarazione di nascita resa e il riconoscimento da parte del genitore di intenzione. Un atto contro il quale aveva fatto ricorso, con successo, il Procuratore della Repubblica, ottenendo l’ordine di cancellazione del Tribunale. La Corte d’Appello ha poi respinto il reclamo delle due donne, con l’inevitabile ricorso in Cassazione.
I giudici hanno applicato gli stessi principi dettati dalle Sezioni unite per il cosiddetto utero in affitto.
In Italia, la legge 40 vieta alle coppie dello stesso sesso di fare ricorso alla procreazione medicalmente assistita: tecnica che è riservata alle persone con problemi di sterilità dovute a patologie.