Filippine: necessaria una “patente” per poter fare un figlio

100millionbabyPuò uno dei più grandi Paesi cattolici del mondo applicare un rigido controllo delle nascite? È quello che accade nelle Filippine, dove recentemente la popolazione ha toccato il tetto dei 100 milioni di persone e alcuni ritengono necessario ridurre il tasso di natalità, scontrandosi però con l’opinione pubblica.

Il 100 milionesimo filippino è nato domenica 27 luglio 2014. Si tratta di una bambina, Chonalyn Sentino,  subito ribattezzata “100 million baby”.

I festeggiamenti per la nascita della piccola Chonalyn sono però accompagnati da una scelta restrittiva del governo di Manila. Le autorità filippine hanno infatti imposto un programma capillare definito di “promozione della salute riproduttiva”. Il disegno di legge mira in realtà essenzialmente a ridurre il numero di nascite nel Paese. Attualmente il tasso medio di natalità è di 3 figli per donna e l’obiettivo è di ridurlo a 2. Tra i provvedimenti restrittivi c’è per esempio quello che prevede che ogni coppia debba richiedere una sorta di “certificato di conformità” al fine di poter acquisire il diritto a sposarsi e quindi a mettere al mondo un bambino.

Secondo quanto riportato da alcuni giornali, tra cui il “Global Post”, i sostenitori di questa normativa ritengono che la popolazione attuale del Paese non sia in grado di integrarsi, evidentemente perché troppo numerosa, con i livelli di crescita economica del Paese. E “The Philippine Star”, riferendosi alla venuta al mondo della “100 million baby”, ha scritto che questa nascita è simbolica di “una grande popolazione che metterà a dura prova le limitate risorse del Paese”.

Di opinione completamente diversa molte voci della gente comune. Francisco Antonio, uno studente laureato in Ingegneria Chimica all’Università di Yale, ha categoricamente rifiutato l’idea secondo cui i filippini siano troppi. “Io celebro la vita – afferma con orgoglio – perché il controllo della popolazione è disfattismo travestito da pragmatismo. Sulla stessa lunghezza d’onda anche altri suoi connazionali: “I filippini – dicono – non sono un onere per il mondo. Una delle più grandi esportazioni del nostro Paese è rappresentata dalla forza lavoro, sempre esperta, motivata ed esemplare. Lavoratori che instancabilmente coltivano la famiglia e le comunità”. “Il tipico filippino – affermano – non associa un bambino ai concetti di ‘costo’ e di ‘spesa’, ma piuttosto lo vede come una ‘benedizione’ e un ‘dono’. Questo perché i filippini riconoscono che la vera felicità non viene dall’accumulo di ricchezze materiali o di prestigio, bensì da valori veri, genuini, fatti di relazioni forti con le altre persone. E il valore della vita continuerà a brillare, molto tempo dopo che i dibattiti saranno finiti.

 

Fonte: Lifenews