Finalmente un raggio di solidarietà. Il presidente USA Biden alle case farmaceutiche: sospendere i brevetti dei vaccini anti-Covid

Ferma presa di posizione degli Stati Uniti, favorevoli a sospendere i brevetti dei vaccini per il Covid così da aumentare la produzione e raggiungere più velocemente anche i Paesi più poveri

Verso le metà di aprile, avevamo riportato della lettera firmata da 170 tra premi Nobel ed ex Capi di Governo per chiedere la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini anti Covid.
Il destinatario era il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che, nella giornata di giovedì 6 maggio, ha annunciato, per bocca della rappresentante al commercio per gli Stati Uniti Katherine Tai, il suo parere favorevole.

Svolta “storica” degli USA, favorevoli a sospendere i brevetti dei vaccini anti Covid

Si tratta senza dubbio di una presa di posizione importante, non a caso definita “storica” dal direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus; ma, tecnicamente, il processo per un’eventuale liberalizzazione dei brevetti è ancora molto lungo.
Il via libera finale, infatti, può arrivare solo dal g (l’organismo che regola i commerci a livello globale), al quale aderiscono 164 Paesi, i quali dovrebbero tutti essere d’accordo.

A guidare la richiesta di una sospensione dei brevetti c’è in particolare l’India, Paese più colpito dalla nuova ondata della pandemia. Ma altri Stati come la Gran Bretagna, per esempio, avevano invece già fatto sapere di non essere propensi a questa decisione, così come non lo sono, chiaramente, le Case farmaceutiche.

Sostenitori e detrattori del sospendere i brevetti sui vaccini

I sostenitori della liberalizzazione sostengono che questo permetterebbe di aumentare non poco la produzione di vaccini e raggiungere in tempi più rapidi anche i Paesi più poveri.
Di contro, gli oppositori ribattono che sospendere i brevetti non basterebbe, in quanto la produzione dei vaccini richiede anche un know-how, dei macchinari e delle materie prime che rimarrebbero comunque un ostacolo all’aumento della produzione.
La stessa Unione Europea al momento non ha preso una posizione chiara, limitandosi a ribadire la necessità di incrementare la produzione di vaccini.

La partita, insomma, è ancora tutta da giocare e il lavoro diplomatico da fare non sarà di poco conto.
Certo, però, la forte presa di posizione degli USA (“questi tempi e queste circostanze straordinarie richiedono misure straordinarie” è stato l’incipit del discorso con cui la Tai ha comunicato la decisione) cambia le carte in tavola e riporta la questione in cima all’ordine del giorno della politica mondiale.