Fra la riforma della cooperazione e quella del Terzo settore, l’adozione internazionale resta la solita “Cenerentola”

camera-dei-deputati350La promessa del ministro Boschi, fatta agli italiani, ma soprattutto alle migliaia di famiglie in trepida attesa di un miglioramento delle condizioni dell’adozione internazionale, sembra essere caduta nel vuoto. Si era atteso il mese di giugno con ottimismo, guardando con grande fiducia alle parole pronunciate proprio dal ministro Boschi in occasione del rientro in Italia dei minori del Congo: “Stiamo lavorando e cercheremo di affrontare il problema delle adozioni, rendendole più agevoli”. Quando pronuncia queste parole il 28 maggio 2014, il ministro Maria Elena Boschi è appena scesa dall’aereo della Repubblica Italiana partito da Kinshasa e atterrato a Ciampino.  A giugno – prosegue il ministro – nell’ambito della riforma del Terzo Settoremetteremo mano anche alla riforma dell’adozione internazionale”. L’intenzione del governo trovava conferma lo stesso giorno con un nuovo tweet del premier Renzi“Benvenuti #acasa. Ora, con la riforma del Terzo Settore, ancora più attenzione alle adozioni internazionali”. C’è da dire a onor del vero, che la Riforma del Terzo Settore e quella della Cooperazione Internazionale stanno giungendo di gran carriera alle battute finali di un percorso che le porterà presto a compimento.

La prima riforma, quella del Terzo Settore, era stata annunciata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Lucca il 12 aprile 2014 alla Festa del Volontariato. Quella della cooperazione internazionale, presentata nell’aprile di un anno prima, è stata approvata dall’assemblea del Senato nell’ultima settimana di giugno con 201 voti favorevoli, 15 astenuti e nessun voto contrario, vedendo confermato il testo del Disegno di legge già approvato dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio scorso.

Il Governo ha mantenuto gli impegni assunti approvando nei tempi previsti la legge Delega per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e del Servizio civile”. Lo ha affermato durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri di giovedì scorso il premier Matteo Renzi. ”Servizio civile universale, 5 per mille stabilizzato per legge, obbligo di trasparenza per le associazioni che ne beneficeranno, riforma del Codice civile: sono le tappe di una grande svolta per il settore, un impegno che ho assunto a Lucca, all’assemblea delle associazioni di volontariato e che ho mantenuto”. Toni altrettanto trionfalistici per la nuova legge sulla Cooperazione Internazionale, con una legge delega attesa nel giro di un paio di settimane all’esame del Parlamento, che consentirà di giungere ad “una riforma attesa da 27 anni” ha gongolato Renzi.

In questa vicenda resta una grande esclusa, sulla quale al di là di illusorie dichiarazioni d’intenti, è calato un silenzio che non sembra foriero di buone notizie. E’ la riforma dell’adozione internazionale, la solita “Cenerentola” nel panorama italiano delle riforme. La parola “riforma”, associata all’adozione internazionale, sembra abbia esaurito il suo appeal, mentre si fanno sempre più pressanti le voci di chi sostiene che un cambiamento non sia necessario.  Improvvisamente, parole di Renzi dello scorso mese di gennaio, “riflettere su quanto sia arzigogolata e confusa la procedura per le adozioni internazionali” non è più una priorità. Con un rapido cambio di prospettiva, in un contesto in cui la velocità è l’unico fattore comune tra  adozione e le riforme sopra citate, si scopre con sommo dispiacere che la legge sulla adozione internazionale va bene così com’è.