Funerali di Papa Francesco. Vogliamo ricordarlo così: “L’adozione è la più alta forma di amore di essere padri e madri”

Si tengono sabato 26 aprile le esequie di Papa Francesco. Con una cerimonia più sobria rispetto al passato. In questo giorno, ci piace ricordare le sue parole verso le coppie che “si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione”

Sabato 26 aprile, alle ore 10, si tengono le esequie di Papa Francesco, improntate, per volere dello stesso Pontefice, alla sobrietà. La celebrazione liturgica seguirà quanto approvato nell’aprile del 2024 con una nuova edizione dell’ “Ordo Exsequiarum Romani Pontificis”, con la quale è stato codificato il volere di Bergoglio, ovvero, per usare le parole dell’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, riportate dal Corriere della Sera: quello che il funerale sia quello “di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo”.
Addio, dunque, ad alcuni simboli come il catafalco su cui veniva esposto il corpo del defunto, niente doppia veglia né titoli magniloquenti.

I funerali di Papa Francesco

Dopo la constatazione della morte, già avvenuta, il giorno prima delle esequie la bara è stata chiusa, con la lettura del rogito (un testo che riassume l’operato del pontefice, in latino) e la stesura di un velo bianco sul volto di Francesco.
Il funerale viene poi celebrato sul sagrato della chiesa di San Pietro, mentre sulla bara, davanti all’altare, viene deposto il libro dei Vangeli.
Il giorno dei funerali è il primo dei “novediani”, ovvero i nove giorni durante i quali, a San Pietro, vengono celebrate Messe di suffragio per il Papa.

L’eredità di Papa Francesco

Ma, al di là delle cerimonie e le liturgie, con la loro importanza, qual è l’eredità che Papa Francesco lascia al mondo?
Domanda difficile, la cui risposta potrebbe essere per ognuno differente.
Ad Ai.Bi. Amici dei Bambini, in questa occasione, piace allora ricordare il bellissimo discorso che Papa Francesco fece alla prima udienza generale del 2025, tornando su un argomento che aveva già toccato durante l’Angelus nel giorno di Santo Stefano: l’adozione.
In articolare, il Papa si soffermò sulla figura di San Giuseppe, padre adottivo di Gesù e modello esemplare di quelle coppie che “si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione”. Giuseppe, con la sua condotta, “dimostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo».
Da qui, l’invito esplicito: “Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il ‘rischio’ dell’accoglienza». E la preghiera finale: “San Giuseppe, tu che hai amato Gesù con amore di padre, sii vicino a tanti bambini che non hanno famiglia e desiderano un papà e una mamma. Sostieni i coniugi che non riescono ad avere figli, aiutali a scoprire, attraverso questa sofferenza, un progetto più grande. Fa’ che a nessuno manchi una casa, un legame, una persona che si prenda cura di lui o di lei; e guarisci l’egoismo di chi si chiude alla vita, perché spalanchi il cuore all’amore. Amen”