Genitori e adolescenza. Posso leggere le chat dei miei figli?

Cosa bisogna sapere dal punto di vista normativo. Anche se può bastare il buonsenso

Come ben sanno i genitori adottivi e non, l’adolescenza è una fase complicata della vita dei propri figli. Così, a volte, possono venire dei dubbi. Ci si chiede se le frequentazioni del proprio “ragazzo” siano quelle giuste. Se non possano avere un’influenza negativa sulla sua crescita, sul suo carattere, proprio in quegli anni così “difficili”. E così viene la tentazione di dare una sbirciata alle chat del proprio figlio, che così tanto tempo passa a messaggiare sui social o su Whatsapp.

Ma questa del controllo è una necessità, un dovere per tutelare l’adolescente o piuttosto un’invasione della privacy? Posto che la risposta a questa domanda sta, come ovvio, nel buonsenso individuale, bisogna ricordare che, in Italia, esiste il principio del diritto alla correzione e al controllo da parte dei genitori, che hanno la possibilità di monitorare quello che i figli fanno, purché esista una reale motivazione. Che può essere il rischio che il bambino subisca o faccia del cyberbullismo, per fare un esempio concreto, ma non solo.

Secondo una sentenza del Tribunale di Milano, “i genitori sono tenuti a controllare che i figli abbiano assimilato l’educazione impartita loro”. Senza dimenticare che il Codice Civile impone, sempre ai genitori, di “istruire ed educare” i propri figli e ritiene loro o un tutore responsabili “del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela che abitano con essi”.

Ma, non bisogna assolutamente dimenticarlo, esiste anche un diritto dei minori alla privacy, sancito in particolare dall’articolo 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo siglata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989. Il genitore, infatti, deve stare attento a non sfociare nel cosiddetto “cyber-stalking”, cioè il controllo ossessivo e ingiustificato della vita del figlio.

Un modo efficace per far sì che non passi troppo tempo sui social e su internet, al contempo rispettando la sua intimità, può essere quello del “parental control”, ossia di limitare l’accesso sul web a determinati siti.