Germania: 1000 neonati salvati grazie alle culle per la vita. In Italia sono appena 49 in sole 13 regioni

tw-tiscali-cullaFa discutere il caso della mamma di Palermo in carcere da un anno  perché accusata di avere gettato nel cassonetto e ucciso,  a novembre del 2014, la figlia appena partorita.  Un triste fatto di cronaca che fa riflettere sull’urgenza di fare qualcosa per prevenire tragedie simili: aiutare le mamme in difficoltà e soprattutto salvare piccole vite indifese.

Come? Basterebbe garantire una distribuzione capillare delle culle per la vita, le “vecchie” ruote degli esposti dove una mamma può lasciare in totale anonimato il neonato e allontanarsi senza essere perseguita penalmente. Praticamente usufruendo delle stesse garanzie e diritti del parto in anonimato in ospedale.

Ma in Italia manca ad oggi un elenco ufficiale di queste culle per la vita e sono pochi, infatti, gli strumenti messi a disposizione delle donne che non vogliono interrompere la propria gravidanza, e quelli esistenti sono poco conosciuti.

E così mentre nel BelPaese si fa poco per prevenire l’aborto e tragedie come quella palermitana, il resto d’Europa “ci fa mangiare la polvere” in fatto di quantità di culle per la vita, di distribuzione nel territorio e, quindi, di bambini salvati da morte certa.

La Germania ha introdotto le culle per la vita nel 2000. Ad oggi ci sono 91 culle e circa una quarantina sono stati i bambini salvati in 10 anni solo nella prima e principale culla tedesca: quella di Amburgo, per arrivare a circa 1000 bambini in totale tra tutte le culle del Paese.

In Germania la mamma che affida il figlio alla culla della vita, ha 8 settimane per cambiare idea e tornare a riprenderlo, dopodiché il bambino va in adozione. E’ permesso ai genitori, in base alle leggi sociali tedesche, lasciare un bambino a carico di una terza persona per un periodo non superiore a 8 settimane in alcune ipotesi, come ad esempio nel caso di necessità di un ricovero in ospedale. Dopo questo lasso di tempo i servizi sociali si occupano del caso. E’ proprio questa legge ad essere utilizzata per le culle perché in Germania i bambini tedeschi affidati alle culle termiche si considerano giuridicamente come lasciati a carico di terzi.

Altro Paese virtuoso è la Svizzera. Nel maggio 2001 è stata inaugurata la prima culla nella Svizzera tedesca come iniziativa contro l’aborto a Einsiedeln hospital nel Canton Schwyz (Canton Svitto). Da allora fino al 2013 sono stati circa una decina i neonati affidati alle culle e solo in un caso la mamma è tornata a prendere il bambino. Nel 2013 sono state aperte altre tre culle a Davos, Olten e Berna. Nel 2014 altre tre culle sono state inaugurate a Valais, a Zurigo e nel Ticino: quest’ultima è la prima culla al di fuori della Svizzera tedesca. (Fonte http://www.swissinfo.ch/eng/abandoned-newborns_number-of–baby-hatches–grows-despite-controversy/37665490 )

In Italia sono circa 50 le culle e un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita (www.mpv.org) . La prima ad essere aperta (secondo la lista del MPV) è quella di AOSTA nel 1993. Le culle sono presenti in 13 regioni italiane in testa la Lombardia e segue il Veneto con 7. Ma potrebbero esserci altre culle non rese pubbliche e/o non comprese in questa lista. Ed è proprio questo ciò che condiziona la scelta di una mamma: quella di non abortire dando la possibilità al figlio di avere una chance di vita, la culla termica dove viene preso in cura da operatori specializzati. In totale anonimato per la madre. Per una madre che non può o non vuole tenere con sé il proprio figlio, sapere di poter essere rintracciata costituirebbe un forte incentivo a soluzioni ancora più drammatiche, come l’aborto o l’infanticidio. Soluzioni che toglierebbero la vita al bambino, anziché aprirgli la possibilità di rinascere, come figlio adottivo.

In Italia ogni anno circa 3mila neonati vengono rifiutati al momento della nascita e di questi solo 400 vengono salvati perché abbandonati al riparo nelle culle per la vita o all’interno degli ospedali, degli altri si perde traccia o si ritrovano troppo tardi. Per questo Amici dei Bambini ha deciso di lanciare la campagna “Fame di Mamma”.

La campagna culminerà proprio in occasione di  questo Natale con l’inaugurazione della 51/ma culla per la vita in provincia di Milano, in una zona  periferica, facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde e all’interno di una struttura protetta, dove saranno presenti costantemente operatori specializzati nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma o di chi lascerà il bambino nella culletta. Dal 6 al 21 dicembre sarà possibile sostenere l’iniziativa, donando 2 euro attraverso il numero 45 505 e 2 o 5 euro allo stesso numero da rete fissa.