Giornata Mondiale dell’Infanzia. “Il termine adozione? Sia usato solo per i bambini abbandonati”

Il presidente di Amici dei Bambini, Griffini: “Si parla di ‘adozione’ in riferimento ad animali, piante e addirittura edifici. Iniziative lodevoli, ma con 180 milioni di bimbi abbandonati, senza famiglia, forse bisognerebbe cambiare il lessico”

“Il termine adozione? Sia utilizzato solo in riferimento ai bambini“. In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia l’idea è lanciata dal presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini. L’organizzazione che presiede e che ha fondato, è attiva da oltre trent’anni in Italia e nel mondo per il contrasto all’abbandono minorile e per la tutela del diritto di ogni bambino a vivere in una famiglia. “Ogni giorno, sfogliando i quotidiani cartacei e online – prosegue Griffini – leggiamo di iniziative volte a favorire l’adozione di animali, ma anche di piante o, a volte, addirittura di edifici. Si parla di ‘adozione’ di un bene culturale da restaurare, per esempio. Sono tutte iniziative certamente lodevoli, tuttavia bisogna registrare che, a fronte del quasi completo disinteresse delle nostre istituzioni per il mondo dell’infanzia in stato di abbandono, fenomeno che coinvolge, nel mondo, 180 milioni di bambini circa, sovente si registrano campagne finanziate con denaro pubblico per sostenere l”adozione’ di qualsiasi cosa o creatura”.

“Questa situazione – prosegue il presidente di Ai.Bi. fa dunque a pugni con il fatto che non via stata, nel recente passato, alcuna sensibilizzazione nel nostro Paese rispetto alla bellezza e alla possibilità di restituire la dignità di figlio a uno dei milioni di bambini abbandonati o senza famiglia che tuttora affollano istituti, case di accoglienza quando non strade e marciapiedi del mondo. E allora, forse, bisognerebbe iniziare dai concetti fondamentali, iniziare a cambiare il lessico”.

“Fondamentale è, per esempio, che nelle loro campagne sociali e istituzionali le realtà pubbliche utilizzino il termine ‘adozione’ solamente in riferimento ai bambini. Una scelta etica che non è solo formale. Perché la forma, in questo caso specifico, è decisamente sostanza. Il Coronavirus ha aggravato, in tutto il mondo, la situazione dei bambini senza famiglia o in difficoltà famigliare. Ci sono bambini che hanno perso tutto: scuola, amicizie, diritto al gioco. Bambini costretti, nel pieno di una pandemia mondiale, a lavorare nelle discariche mentre i nostri figli iper-protetti si lavano le mani più volte al giorno. Ecco, queste sono cose alle quali, ogni tanto, bisognerebbe pensare”.