Giuseppe, il padre adottivo di Gesù

“Giuseppe è una figura da un lato sepolta da tradizioni secolari e, dall’altro, totalmente dimenticata. La prima “richiesta” di Giuseppe rivolta a noi genitori adottivi? «Vi prego, toglietemi dal mito nel quale la tradizione mi ha confinato»”.

Così comincia l’intervento di Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi., che ha la delicatezza e sensibilità di un padre che si accosta al Padre (Giuseppe) protagonista della Storia di Salvezza.

Giuseppe viene riscoperto nel suo essere semplicemente uomo.

Il Padre di Gesù viene indicato dai Vangeli Apocrifi come uomo anziano, vedono con 6 figli, scelto per prendersi cura di Maria. Nei Vangeli Canonici appare invece come uomo giusto e devoto, muto e riservato “travestito da proletario candido e bonaccione”.

“Non era altro che un ragazzo di circa 16 anni, 18 anni, adottato, un ragazzo come un nostro figlio quindi, alle prese con un problema più grande di lui – dice Griffini ad una platea attenta e appassionata – E’ un giovane innamorato di Maria in un tempo in cui l’amore non si tenta, si dichiara. E noi l’abbiamo incontrato proprio lì, nel suo piccolo villaggio, seduto su una panchina nel momento più difficile della sua storia d’amore. L’abbiamo seguito nell’attimo in cui è sconvolto dalla rivelazione; Maria è incinta. Noi siamo entrati in punta di piedi nella sua notte oscura, la prima, quella della delusione, del tradimento, poi in quella della dolcezza, in quella della responsabilità e infine nella notte dell’angoscia”.

I quattro momenti nella vita di Giuseppe, le sue quattro Notti sono le stesse che ogni genitore adottivo conosce e attraversa. La Notte Oscura è la notte dell’abbandono, la notte della tremenda delusione e della chiamata “/il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù (Mt. 1,18-25).”./

L’uomo Giuseppe che non sa cosa fare di Maria e di suo figlio decide ad un certo punto di credere, di entrare nel Mistero dell’abbandono. Si spoglia quindi della sua paternità accettando il figlio non suo, chiunque esso sia, proprio come un genitore adottivo. “Questa è la Salvezza: Giuseppe decide di adottare il figlio di Maria, lo fa come accade a tutti i genitori adottivi che attraversano la notte oscura della Sterilità e la trasformano in Fecondità” sottolinea Griffini.

Ecco che la storia di Giuseppe appare storia di adozione “non può esserci una paternità putativa: o il figlio lo generi o lo adotti.
Giuseppe ha adottato Gesù vivendo quattro momenti caratteristici di ogni adozione; la rinuncia alla propria paternità e la scoperta della sterilità feconda, l’accettazione, la chiamata e la nascita”.

“Giuseppe è stato uomo e padre adottivo come me e come tutti voi. Ha saputo provare la dolcezza e lo stupore nel riconoscersi padre, ha lottato con responsabilità per il figlio e ha “perso il figlio” nella sua quarta notte sentendosi dire”/tu non sei il mio vero padre, cosa vuoi da me?. /A chi non è mai capitato?” aggiunge.

La salvezza quindi non si compie con la generazione ma sembra richiedere l’adozione. Che sarebbe dell’incarnazione senza l’adozione? La storia della salvezza è una storia di adozione perché Gesù ha avuto bisogno di un vero padre per essere salvato.

“Nemmeno il figlio di Dio ha potuto fare a meno di una madre e di un padre. Per portare alla salvezza Dio ha bisogno dell’amore di una famiglia. Perché quindi pensiamo che un bambino abbandonato possa vivere senza una famiglia? – conclude Griffini – Dio ha corso il rischio della fede dell’uomo: ha avuto bisogno dell’amore di una famiglia”. L’adozione di Gesù rivela il vero significato dell’adozione: salvezza e missione si fondono nel concetto di adozione”.

Inizia una nuova generazione. Con l’adozione di Gesù si svela un ulteriore aspetto della spiritualità dell’adozione: inizia una nuova generazione non dipendente dalla carne e dal sangue.

L’adozione è di origine divina perché nasce solo dall’amore, non da sangue né da carne umana.