Goma: ogni tre giorni spunta un bambino abbandonato. Riusciremo a trovare una famiglia per tutti?

goma childrenDopo tre anni di relativa pace tra il governo congolese e i diversi gruppi armati nell’est del Paese, a cavallo dei mesi di Marzo-Aprile 2012, nel Nord Kivu sono esplosi combattimenti tra l’esercito e gruppi di ammutinati che si sono denominati Movimento 23 Marzo, M23. L’escalation ha portato lo scorso Novembre alla caduta della capitale del Nord Kivu, la città di Goma. I disordini hanno causato nella regione qualcosa come 200.000 sfollati.

Il volontario espatriato di Ai.Bi. a Goma, Eddy Zamperlin, non lesina le proprie forze per tentare di dare una speranza a chi non ha più una famiglia:

Da circa 9 mesi mi trovo a Goma; la situazione non è delle più facili, ogni notte si sente sparare; furti e rapine si ripetono ogni giorno; ma qui, si sta in casa e si sopravvive. Avere l’occasione di passare molto tempo con i coinquilini e trascorrere insieme momenti di tensione, a volte molto elevata, ci fa stringere rapporti di amicizia intensi che solo in pochi casi avevo avuto la possibilità di vivere in precedenza.

Ad ogni modo siamo qui, prendiamo la città per com’è, e cerchiamo di farcela piacere anche nei momenti più difficili. Un giorno dopo l’altro. Il lavoro con gli istituti continua con tutte le difficoltà che ogni giorno si presentano. A volte ci sono manifestazioni in città e non riusciamo a portare gli aiuti ai bambini, talvolta verifichiamo che c’è molto più bisogno di quanto riusciamo a fare, ma andiamo avanti.

Stiamo sostenendo un gruppo di 140 bambini sfollati a causa della guerra che non hanno da mangiare, non hanno abiti per vestirsi, non hanno accesso all’acqua e solo qualche educatore si occupa di loro per trovare cibo, per lavarli e cercare di curarli se si ammalano.

Le malattie, in effetti, sono un grosso problema e nonostante l’intervento del nostro medico, in termini di cure, dispensa di medicinali e sensibilizzazione sulle norme igieniche, non si riesce a far fronte completamente ai bisogni che nascono ogni giorno.

Stiamo molto con i bambini, coscienti che regalare un sorriso può cambiare la giornata a loro e molto spesso anche a noi. Li guardiamo negli occhi e cerchiamo di scorgere un’ombra di felicità, spesso troppo nascosta, dalla distruzione, dalla sofferenza: un cumulo di macerie, reali ed emotive. Si continua perché dentro di noi ci crediamo, per togliere i detriti che nascondono la felicità che ogni bambino porta con sé in maniera spontanea. Prima che sia troppo tardi, prima che le macerie siano troppe.

E continuiamo a scavare. Un giorno dopo l’altro”.

Eddy Zamperlin

(Volontario espatriato a Goma – RDC)