Graziani (I fiori semplici): “Il governo ammetta che non crede alla gratuità dell’adozione internazionale”

graziani-convegnoLo Stato italiano ha spaccato in due la genitorialità. Alcune forme, dalla procreazione medicalmente assistita all’adozione nazionale, sono economicamente sostenute e i loro costi assorbiti dal Servizio Sanitario Nazionale. Di contro, l’adozione internazionale è invece abbandonata a se stessa e i suoi oneri, in media 25mila euro a procedimento, interamente a carico delle famiglie. “Una disparità inaccettabile”, la definisce Gianbattista Graziani, direttore generale de “I fiori semplici”, ente autorizzato con sede in Friuli Venezia Giulia. Intervenendo giovedì 27 agosto a Gabicce Mare alla tavola rotonda organizzata da Amici dei Bambini nel corso del convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”, Graziani ha fatto una richiesta forte e precisa al governo: “Ammetta che l’adozione internazionale, unica forma di genitorialità a pagamento,  non gli interessa oppure cominci a dimostrare il contrario con i fatti”.

“I fatti”, ricorda il rappresentante de “I fiori semplici”, si sono fermati a un passo dal diventare concreti. Come è avvenuto più volte dal 2007, anno in cui gli enti cominciarono a proporre emendamenti alle varie leggi finanziarie e leggi di stabilità, proprio con l’obiettivo di eliminare quella disparità. “Ma non si è mai arrivati a niente – denuncia Graziani – perché ci veniva sempre detto che mancavano i soldi. Tuttavia, negli stessi frangenti, si trovarono le risorse per altre iniziative, come per esempio l’ampliamento di alcuni stadi italiani”.

È evidente quindi che la mancanza di denaro è solo una giustificazione, un problema superabile, secondo Graziani, se solo ci fosse la volontà politica di avviare determinati progetti. Insomma, se lo si volesse, la copertura economica la si troverebbe. La gratuità dell’adozione internazionale, quindi, non è assolutamente una chimera irraggiungibile.

“Il fatto è che al momento alla politica l’adozione internazionale non interessa – afferma -. A differenza di quanto avvenuto invece per la fecondazione eterologa: in quel caso la legge e le linee guida sono state prodotte in pochi giorni, le coperture economiche sono state trovate immediatamente e c’è stato l’inserimento nei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr)”.

Per l’adozione internazionale la situazione è molto più complicata. Le forme di rimborso sono poche: fino al 50% delle spese certificate dagli enti o autocertificate, deducibili in sede di dichiarazioni dei redditi. “L’altro 50% – ricorda ancora Graziani – in teoria può essere rimborsato ricorrendo al fondo adozioni. Ma ciò avviene con tempi lunghissimi: nel 2015 si stanno ancora rimborsando le coppie che hanno adottato nel 2011, tra l’altro con i soldi stanziati per il 2014. Il che lascia pensare che per le coppie adottive degli anni successivi ci sarà poco da sperare…”

Per rilanciare l’adozione internazionale, quindi, per Graziani sono 3 le strade seguire. In generale, rimettere al centro la famiglia. Quindi inserire l’adozione internazionale nei Lea. E promuovere la cultura dell’adozione: spot, convegni, iniziative di sensibilizzazioni frequenti e capillari. Tutto ciò concorrerebbe finalmente a realizzare quella che, a torto, può sembrare un’utopia: la gratuità dell’adozione internazionale.