Greta e Vanessa. Una liberazione tra le ‘ombre’: pagato un riscatto da 12 milioni di euro?

greta e vanessa2Greta e Vanessa sono libere. Sono finalmente al sicuro, a casa loro, tra le braccia dei loro genitori. Un momento di gioia che viene però immediatamente accompagnato da conferme e smentite, anche tra gli stessi jihadisti, sul pagamento di un riscatto per la liberazione delle due cooperanti.

Come per ogni sequestro in terra straniera, alla felicità, comprensibile, per la liberazione degli ostaggi aleggia subito l’ombra della polemica sul presunto pagamento di denaro. Un ‘do ut des’ condannato sul fronte politico ed etico.

Secondo fonti arabe sarebbe stato pagato un riscatto di ben 12 milioni di dollari.  A dirlo sarebbe untweet rilanciato dalla tv satellitare araba Al Aan, sede a Dubai, negli Emirati Arabi.

“Voci” che vengono, però, smentite in Aula dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che secco chiosa: “Sul riscatto solo illazioni”. Ma secondo fonti qualificate ci sarebbe stata una contropartita, non solo in soldi, ma anche in termini di scambio di “favori”. E  se ciò fosse vero, Roma si troverebbe ad essere ancora una volta il bancomat dei terroristi.

Intanto un altro account twitter, riconducibile ai miliziani siriani del Fronte al Nusra, smentisce che il gruppo legato ad al Qaeda abbia ricevuto 12 milioni di dollari dall’Italia. E allora perché le due cooperanti sarebbero state rapite il 31 luglio scorso e rilasciate ora dopo 5 mesi e mezzo?

“Il motivo dell’arresto sarebbe che molti agenti dei servizi segreti occidentali entrano (in Siria, ndr) come operatori umanitari – ha twittato Abu Khattab al Shami che si definisce un jihadista nella file di ‘al-Nusra di al-Qaeda del Jihad nella terra di al-Sham’. – le due ragazze sono state prese e sono state interrogate. E poi sono state rilasciate”. Ma molto di questo scarno comunicato non torna. Oltre cinque mesi per capire che le due volontarie non sono spie? È bastata una pacca sulla spalla e via? Eppure negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno accusato a più ripresi l’Italia di finanziare il terrorismo islamico pagando i riscatti.  E tra conferme e smentite un altro account legato ai ribelli anti-regime, @ekhateb88, scriveva che è stato pagato un riscatto di “12 milioni di dollari” per il rilascio di Greta e Vanessa.

Probabilmente la verità difficilmente si verrà a sapere considerando che i verbali delle audizioni di Greta e Vanessa, che si stanno svolgendo in una caserma a Roma, come da prassi, saranno secretati.

Ora che le due volontarie sono atterrate all’aeroporto Ciampino, però l’opinione pubblica pretende di sapere la verità. E a poco sembrano servire  le rassicurazioni di Gentiloni. “Siamo contrari al pagamento di riscatti – ha spiegato – nei confronti degli italiani presi in ostaggio la priorità è indirizzata alla vita e all’integrità fisica”. Ma il dubbio resta.

Se il pagamento fosse confermato – ha tuonato a caldo il leader del Carroccio Matteo Salvini – sarebbe uno schifo“. Il leghista non è il solo a voler sapere la verità. La voce, infatti, è ripresa anche dal Guardian online, secondo cui però si tratta di «un’informazione non confermata».

L’uscita di Salvini ha dato, intanto, luce verde a una serie di interventi nello stesso senso. Il vicepresidente Roberto Calderoli ha sottolineato che qualora fosse stato pagato un riscatto, quei soldi andrebbero a finanziare i sequestratori che ci sono dietro questi episodi e quindi chi attenta alla nostra civiltà”. Il riferimento è anche all’attentato di Parigi dei giorni scorsi.

Per Maria Stella Gelmini, di Forza Italia è importante “noi festeggiamo una settimana dopo la strage di Parigi ed è doveroso chiederci se un eventuale riscatto pagato ai terroristi non sia una fonte di finanziamento per portare la morte in Europa e altrove il governo e il ministro Gentiloni faranno bene a chiarire rapidamente la vicenda”.

Quale che sia, gli ultimi tre giorni sono stati quelli decisivi: quando domenica 11 gennaio, è arrivato il via libera, Vanessa e Greta sono passate di mano in mano fino ad arrivare, il 15 gennaio, alla frontiera siriana e consegnate a chi le avrebbe riportate in Italia.