Una famiglia mi scrive

L’ assistente sociale che accompagna le famiglie affidatarie

Martedì mattina, in ufficio, arriva una mail, ecco, apro la mail e l’allegato è una foto… è proprio la foto di una mia famiglia affidataria, sono sorridenti e i bambini sono sereni

Prima sensazione: cuore che si riscalda
Seconda sensazione: bene è tutto ok, stanno bene…posso stare tranquilla

Credo che accompagnare le famiglie in un affido sia sorridere, preoccuparsi e arrabbiarsi insieme a loro. Credo sia conoscenza, immaginare cosa può significare un determinato evento per quelle persone,per le loro caratteristiche, per ciò che loro ti hanno mostrato di sé. Un sé che deve essere autentico, perché solo in questo modo un operatore può essere d’aiuto. Per questo quando parlo delle famiglie parlo delle mie famiglie, per come io le ho conosciute.

Credo che accompagnare sia anche non giudicare e non creare aspettative verso il sistema, verso i bambini,i ragazzi, verso di te, ma soprattutto verso se stessi.

Credo sia vivere insieme il presente,consapevoli di non essere dei supereroi ma degli esseri umani e in quanto esseri umani tutte le emozioni e gli eventi, piacevoli e spiacevoli che siano, sono ammessi senza il nostro permesso.
Durante l’affido l’operatore offre il suo sguardo, mette in guardia, asseconda, tranquillizza, consiglia, rinforza, altre volte invece può solo osservare insieme alle famiglie in quanto non per tutto c’è una soluzione, così si aspetta e si pazienta insieme.
Un operatore affido ricorda alle famiglie che i protagonisti dell’affido saranno loro, che i minori staranno con loro, che nonostante i consigli, il supporto che ricevono, saranno loro a fare la differenza e diventare un punto di riferimento fondamentale. I tempi in cui i minori si accorgono che gli affidatari sono per loro diventati delle persone alle quali affidarsi sono diversi e una delle grandi pazienze dell’affido sta proprio in questa attesa.