I bambini in affido? Devono sapere sin da piccoli di essere “in prestito”!

 

Buongiorno,

mi chiamo Angela e ho vissuto anch’io la straordinaria esperienza dell’affido familiare, accogliendo una bellissima bimba che oggi ha più di vent’anni.

Nel tempo, purtroppo, l’abbiamo persa di vista nonostante il grande amore che le abbiamo donato, proprio come quello che ogni giorno dimostriamo a nostro figlio naturale.

Quello che possiamo affermare con certezza è che questa bambina è stata cresciuta nell’illusione di tornare nella propria famiglia d’origine, ma purtroppo ciò non è avvenuto e nessuno le ha spiegato il perché.

Quello che mi chiedo è: che fine hanno fatto i servizi sociali, che sono spariti nel nulla?

Non è loro il compito di stare vicino a questi bambini?

Sicuramente può accadere che un minore incontri ostacoli nel ritornare nella propria famiglia d’origine, ma ha il diritto sacrosanto di conoscerne le ragioni. E anche la famiglia affidataria deve sapere se il minore tornerà o meno con i propri genitori naturali.

Ma questo non interessa a nessuno, vergogna!

 

 

PELLINICara Angela,

quella che lei racconta è, purtroppo, la triste fine di molte, troppe storie di affido familiare.

Una temporaneità che si dilata senza spiegazioni e obiettivi condivisi, fino a perdere i confini, non solo temporali, ma anche emotivi e affettivi: chi sono i miei genitori? Ma questa è mia figlia?

Nulla si è costruito per dare a questa ragazza la sicurezza e la serenità che una famiglia (e una sola!) può dare.

Pedagogisti e psicologi ci insegnano che ai bimbi in affido deve essere sempre ben chiara la loro situazione. Ci dicono che bisogna riuscire ad essere sinceri anche con i piccolissimi. Ma come è possibile, questo, se la stessa famiglia accogliente si trova nell’incertezza su cosa le riserverà domani? Com’è possibile, se i servizi sociali spariscono dopo aver illuso?

E’ per questo che Amici dei Bambini propone che venga modificata la legge che regola l’affido, in modo che si possano realizzare delle vere accoglienze familiari temporanee: progetto chiaro, tempi definiti e sostegno alla famiglia d’origine. A fronte di una famiglia che non dimostra di potere (o volere) in alcun modo farsi carico della cura del figlio, è assolutamente inutile trascinare oltre il progetto, perché in quel momento perde di senso, gettando tutti (in primis, il bambino) in un limbo insuperabile.

Voi avete amato questa ragazza come una figlia, nulla è andato perso.

Non si può negare che esperienze di questo tipo lascino amarezza o – ancor più – rabbia, ma sia pure certa che quella ragazza, che per voi è stata “figlia per un po’”, non dimenticherà il vostro sostegno, che sarà per lei motivo di speranza.

Un caro saluto

Cristina Riccardi

Membro del consiglio direttivo di Ai.Bi. con delega all’accoglienza familiare temporanea