Il caso Balotelli e il male dell’abbandono.

mbalotelliCerto,  era difficile, l’altra sera, rimanere indifferenti di fronte alle bizze di un giovane giocatore in occasione della partita più importante della stagione giocata dalla sua squadra. E’ questo indipendentemente dal fatto di essere tifosi o meno di una squadra di calcio: lì su quel campo si stava consumando un dramma.

Un ragazzo, uno dei tanti nostri figli, che apparentemente ha avuto dalla vita tutto ciò che un coetaneo può solo lontanamente immaginare (macchina lussuosa, ragazza bellissima, soldi a palate, successo strepitoso, un lavoro entusiasmante e divertente…insomma “tutto”) ad un tratto, in un modo imprevedibile ed inaspettato, si erge contro il mondo con un atto di violenta ribellione.

“Questa maglia che per me rappresenta tutto ciò che ho, io la rifiuto!!!” In questi giorni, dopo il “fatto”; ho cercato di scoprire negli articoli delle varie testate giornalistiche – non c’è giornale che non abbia dedicato colonne e colonne di commento – i motivi di tale inspiegabile atteggiamento. Onestamente non ne ho trovati, ma a nessuno dei tanti commentatori è mai venuto in mente di leggere nuovamente nel passato di Balotelli.

Mario è un ragazzo che è stato abbandonato e che ha vissuto – e anche oggi convive – con il male del suo abbandono, questo tremendo atto di ingiustizia che – misteriosamente – si annida nelle profondità dell’animo e da lì – purtroppo – a volte, inspiegabilmente ritorna.

Quanti “Mario” ho conosciuto, in questi miei trent’anni di accompagnamento delle adozioni internazionali: ragazzi e ragazze abbandonati e quindi adottati da famiglie meravigliose, che hanno letteralmente dedicato la vita al loro gesto di accoglienza, per renderli felici, non facendo mancare loro niente sia in affetto che in beni materiali.

Eppure, a volte, quel “male” ritorna ed è violenza, rifiuto, ribellione, grido:“Se vuoi essere mia madre, entra dentro il pugnale che mi ha attraversato. Ti devi fondere con me, con chi mi ha fatto. Adesso tu devi provare…L’abbandono. Non può esserci un idillio tra noi, tu cosa ne sai…? Vuoi saperlo? Allora provalo! L’amore non è un idillio, mi vuoi davvero? Io non lo so, voglio vedere se reggi il terremoto, io la terra la voglio far tremare, voglio far tremare quelle cose della coscienza tranquilla. Mi ami? Allora distruggi il tuo mondo così come si è distrutto il mio. Solo allora, forse, possiamo giocare una partita leale.Non potrai essere importante per me, se non mi ami sino all’infinito…Non sei mia madre. Punto. Non sei mia madre.”

Mario ha portato alla ribalta che con il male dell’abbandono non si può assolutamente scherzare: occorre saperlo individuare e riconoscere, per affrontarlo, combatterlo e infine sconfiggerlo.

Marco Griffini,

Presidente di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini