Il caso della studentessa suicida: i genitori indagati per istigazione al suicidio

mencacci claudio 200A una settimana dal suicidio della studentessa 16enne, i suoi genitori sono indagati per istigazione al suicidio e maltrattamenti. Per lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, «a meno che naturalmente non abbiano commesso reati, di violenza e sopraffazione», si tratta di «un’ingerenza in un rapporto per sua natura intimo».

Il 17 giugno 2014 una studentessa del liceo classico ’Morgagni’ di Forlì, dopo aver vagato per qualche ora nei dintorni della scuola, è salita sul tetto della sua scuola, frequentata anche dal fratello che in questi giorni sta sostenendo gli esami di maturità. Dopo aver scritto a mano un biglietto d’addio, si è lanciata nel vuoto. Oltre al dolore personale che i genitori devono affrontare, il magistrato che sta indagando sull’episodio ha iscritto i coniugi nel registro degli indagati. Il sospetto è che siano stati  troppo esigenti nei confronti della loro bambina.

La decisione del magistrato viene contestata da Mencacci. Il quale insiste: «Esiste il diritto/dovere dei genitori di educare i propri figli». Insomma, ammesso che le ragioni del gesto tragico fossero legate alle pressioni dei genitori, si può pensare che essi abbiano commesso qualche errore nell’educazione della figlia, ma un’accusa così pesante è sbagliata. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, lo psichiatra afferma che un simile atto «fa venir meno le basi di qualunque educazione». In altre parole una decisione simile «toglie ai genitori la possibilità di svolgere il proprio ruolo pedagogico, in base ai valori e alle convinzioni condivise all’interno del nucleo familiare».