Il prefetto di Trapani: “Qui l’accoglienza è integrazione”

trapaniNella paradossale situazione in cui il costante e prevedibile arrivo di sempre nuovi migranti sulle coste italiane viene trattato dallo Stato come un’emergenza, esiste una realtà in cui il sistema accoglienza funziona. È la provincia di Trapani, una di quelle che riceve i flussi maggiori di profughi e che, nonostante questo, è riuscita a trasformare l’accoglienza in una vera e propria esperienza di integrazione.

“Trapani è l’unica provincia della Sicilia dove si è realizzata una vera accoglienza per i migranti, nelle altre il sistema non è decollato”. Il prefetto Leopoldo Falco rivendica con orgoglio i risultati ottenuti dalla città della Sicilia occidentale, in cui è arrivato ad agosto del 2013. Da allora sono passati 8 mesi, in cui ha dovuto quotidianamente fare i conti con l’emergenza immigrazione esplosa con un fiume interminabile di sbarchi e che all’inizio ha visto la provincia dover affrontare un problema al quale non era preparata.

“Sono sempre stato contro le tendopoli – dichiara il prefetto –, sono luoghi disumani dove non si può vivere”. Il riferimento è agli accampamenti di Campobello di Mazara e di Alcamo, allestiti durante la raccolta di pomodori e la vendemmia. Il prefetto Falco dà l’impressione di avere una visione chiara di come vada gestita l’accoglienza, a prescindere dalle decisioni della politica, dalla burocrazia e dalle certezze dell’Unione Europea. “Se in Europa ci fosse la stessa cultura dell’accoglienza che c’è qui in Sicilia – afferma – non ci sarebbero problemi di integrazione”.

Attualmente, in provincia di Trapani, ci sono 1.600 tra richiedenti asilo e clandestini. Per ospitarli, sono stati coinvolti 13 comuni e 21 strutture, tra cui conventi, case di riposo, fondazioni e alberghi, presso i quali sono stati attivati più di 100 nuovi posti di lavoro. E le richieste stanno aumentando, presto si aggiungeranno altre strutture ricettive e si incrementerà la rete di volontari e associazioni già in movimento.

Nello specifico, i richiedenti asilo sono 1.489, ma gli immigrati che si sono fermati in questo angolo della Sicilia potrebbero essere anche 50mila. I richiedenti asilo provengono prevalentemente da Somalia, Eritrea e Africa Centrale e tra loro ci sono artigiani, ingegneri, laureati che sperano di lasciare presto l’Italia per andare a cercare un lavoro nel Nord Europa.

“In questa gestione dell’accoglienza – ammonisce il prefetto Falco – c’è il rischio che si infiltri la criminalità organizzata che vede un affare, un modo per fare soldi. Ovviamente si fanno avanti con i prestanome e chiedono di inserirsi tra le strutture ospitanti, ho dovuto dire molti no”.

Uno dei principali problemi da risolvere, secondo Falco, è costituito dai tempi di attesa troppo lunghi per i permessi di soggiorno. “I migranti sono costretti ad attendere anche un anno per diventare uomini liberi – denuncia – e questo non fa affatto bene, è vergognoso e indecoroso”. E richiama all’azione l’Unione Europea che “non può limitarsi a dare i soldi e non intervenire a livello operativo, per esempio organizzando dei voli che dall’Africa Subsahariana arrivino direttamente nel nord Europa”. Le lunghe attese spesso rendono i richiedenti asilo molto impazienti, con pericoli anche per l’ordine pubblico. “Ma il problema non è di facile soluzione – spiega ancora il prefetto di Trapani –  , ci siamo resi conto che una commissione non bastava e ne abbiamo istituita un’altra ma i rapporti con i Paesi di origine non sono semplici e istruire una pratica per ognuno di loro richiede tempo. Ora sono più che mai convinto – conclude – che dobbiamo raddoppiare le commissioni se vogliamo dimezzare i tempi”.

 

Fonte: La Sicilia