Accoglienza dei misna. Il Presidente di Ai.Bi., Marco Griffini: “Senza una cabina di regia del governo, energie e risorse buttate alle ortiche”

newsPhoto350Dunque siamo agli sgoccioli. Per la chiusura di Casa Mosè a Messina si tratta di pochi giorni. Il 4 luglio è la data ufficiale in cui la struttura di prima accoglienza, che per 7 mesi ha accolto minori stranieri non accompagnati (misna) sbarcati lungo le nostre coste, chiuderà i battenti. La causa? L’assenza di contributi da parte delle Istituzioni. E’ così che inizieranno le operazioni di trasferimento dei misna ospitati nella struttura.

Sulle evoluzioni dell’ultima ora, Donatella Gori del Giornale Radio 1 Rai ha sentito Marco Griffini, presidente dell’Associazione Amici dei Bambini: “Nel corso dei 7 mesi di apertura di Casa Mosè abbiamo ospitato 70 minori stranieri non accompagnati, nord e centroafricani.” Ed evidenzia come la confusione regni sovrana in questa situazione: “Siamo stati protagonisti nell’affrontare le emergenze umanitarie degli ultimi anni, dall’Albania al Kosovo, dalla Bosnia all’Iraq e allo Sri Lanka. In queste emergenze c’era un gabinetto di regia in cui il Governo convocava tute le Ong (piccole e grandi) e in quel contesto si stabilivano le strategie. Ora manca un coordinamento, per cui tante energie e tante disponibilità sono buttate alle ortiche.

Ma di che tipo di accoglienza si parla nel caso di strutture come Casa Mosé? “Si tratta della cosiddetta pronta accoglienza – spiega Diego Moretti, referente del progetto di Ai.Bi. Bambini in Alto Mare – ossia un servizio residenziale in una comunità di pronto intervento per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che vivono in situazioni di emergenza. L’obiettivo del servizio è di fornire soluzioni immediate ai bisogni urgenti di alloggio, vitto e tutela, derivanti dalla situazione di grave disagio che vivono”. “Ma al di là della mera definizione di cosa sia la pronta accoglienza – prosegue Moretti – c’è da dire che i ragazzi ospitati vengono chiamati per nome e trattati con amore filiale dai nostri operatori. Questo è il primo fondamentale contatto di questi minori con l’Italia.” “Tra oggi e domani – conclude Diego Moretti – 7 ragazzi dei 16 ospitati saranno trasferiti in altri contesti. Ne rimarranno 9, dei quali si prenderanno cura successivamente i servizi sociali”.

Dopo quattro anni di sbarchi incessanti, l’emergenza è diventata una preoccupante quotidianità, che acuisce la profondità delle falle di un sistema che da tempo avrebbe dovuto darsi un coordinamento e un’organizzazione. La mancanza di coordinamento ha di fatto provocato l’abbandono di Ai.Bi. a se stessa, un abbandono che ha fatto lievitare i costi fino a 105mila euro, senza vedere un euro di contributo da parte delle Istituzioni lungo tutti i sette mesi in cui ha offerto accoglienza ai minori stranieri non accompagnati.

Una situazione in cui i costi non consentono più la sostenibilità degli interventi e che fa ribadire l’appello delle 12 Ong, tra cui Ai.Bi., con il quale si chiede che venga attivato urgentemente dal governo il Fondo nazionale per i Misna (Minori stranieri non accompagnati).

Intanto il tempo scorre e tra ritardi burocratici e tavoli tecnici che stentano a decollare, a Messina si vive una situazione difficile, con spreco di energie e risorse con un unico risultato: la chiusura di un punto di riferimento per l’accoglienza dal volto umano, quella offerta da Casa Mosè, unico centro di pronta accoglienza per misna nella città di Messina oltre a quella delle suore dello Spirito Santo.

Amici dei Bambini ha raccolto la disponibilità all’accoglienza di misna da parte di famiglie (1.300) su tutto il territorio nazionale, ma si contano sulle dita di una mano quelle che sono state attivate per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Tanto per fare un esempio di spreco di risorse.

Nonostante questo Ai.Bi. non si scoraggia, chiede l’aiuto di tutti a sostenere il progetto Bambini in Alto Mare e continua a dare la propria disponibilità a reclutare famiglie alla causa della giusta accoglienza. Inoltre grazie alla disponibilità delle suore di Maria Immacolata a Messina, avrà per 5 anni il comodato d’uso di Casa Camaro, un ex scuola d’infanzia. La speranza dell’accoglienza giusta continua, ma non è più differibile da parte del governo un intervento pragmatico e risolutivo.