Il triste spettacolo dei bambini che “giocano” all’Isis e quei “mostri” da cui nessuno li difende

Bambini guerra siria_OKCircola in questi giorni sul web un video proveniente dall’Egitto, che mostra alcuni bambini mentre simulano un’esecuzione in pieno “stile Isis”. Al posto dei tanto famigerati coltelli, utilizzano delle spade-giocattolo di legno.

Ridono divertiti, i giovani protagonisti del filmato, al termine della loro “performance”, ignari del triste e inquietante spettacolo cui hanno appena dato vita.

Come se ci fosse effettivamente da ridere o di che divertirsi, in questo macabro gioco di ruolo che nulla ha a che vedere con le “guerre” che tutti noi abbiamo combattuto quando eravamo più piccoli.

Armi di plastica, soldatini, armature spaziali. A quei tempi, a ispirarci erano tutt’al più i cartoni animati o i racconti di fantasia, edulcorati e filtrati da chi – genitori o educatori – accompagnava il nostro cammino di crescita e si prendeva cura di noi, preservando la nostra innocenza e introducendoci alla realtà con delicatezza, per gradi.

In questo caso, invece, colpisce come questi bambini siano stati capaci di riprodurre così fedelmente una scena tanto crudele e spietata. Perché vuol dire che “hanno visto”. Che non è stato loro risparmiato l’orrore, ma – anzi – è stato loro mostrato in tutta la sua asprezza e utilizzato per chissà quali oscuri fini di propaganda, indottrinamento, incitazione all’odio. Perché significa che nessuno li ha protetti.

Non c’è sangue che spilla in questo video, se non dal cuore di chi guarda e si domanda com’è possibile che il Male si sia insinuato così profondamente nell’animo umano, da permettere che ciò accada. Da consentire che “mostri” assai più reali e temibili di quelli delle fiabe varchino le soglie di un tempio sacro come quello dell’infanzia e posino i loro artigli su creature così innocenti.

Perché in fondo – è bene ricordarlo – di tutto questo i bambini non hanno alcuna colpa; può farci comodo pensarlo per lavarcene le mani e giustificare il nostro disinteresse, ma in realtà sono loro le prime vittime.

Non so se questo filmato sia stato ripreso dai media, ma personalmente l’ho trovato molto più scioccante e agghiacciante degli originali, ben più cruenti e sanguinosi.

Mi tornano alla mente i bambini siriani di un campo profughi che visitai alcuni mesi fa. Anche loro, ridendo, simulavano scene di guerra, morte, violenza. Lì per lì non me ne accorsi. Solo successivamente, rivedendo le foto, realizzai che cercavano di attirare la mia attenzione nell’unico modo che ritenevano possibile: “spettacolarizzando” ed esorcizzando il dramma che li aveva colpiti. La cosa mi turbò non poco.

Oggi ci scandalizziamo – e giustamente – se alla televisione, in fascia protetta, vanno in onda programmi o vengono trasmesse scene che potrebbero guastare la serenità dei nostri figli. Ma ci rendiamo conto di cosa sta accadendo oggi in Siria e in buona parte del Medio Oriente a migliaia di bambini? E noi cosa stiamo facendo, di concreto, per proteggerli e salvarli da tutto questo?

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.