Il Viminale ai prefetti “Servono 2O mila posti per i nuovi profughi”

viminaleL’Italia dell’accoglienza ufficiale è sold out. La rete messa i piedi dal Viminale è ormai esaurita. I prefetti devono muoversi, e rapidamente. La circolare arrivata ieri (08 settembre 2015) dal Ministero dell’Interno negli uffici parla chiaro: devono trovare ventimila nuovi posti per i migranti entro settembre, quando gli sbarchi di disperatisi spera rallenteranno. Nuovi spazi per scavallare l’emergenza ed evitare che salga la tensione nel Paese. E intanto l’Italia della solidarietà moltiplica le iniziative. C’è chi  ha deciso di aprire casa: in 1800 si sono già detti pronti ad accogliere i rifugiati rivolgendosi ad Ai.Bi, Amici dei bambini. A parlarne  è La Repubblica nell’articolo pubblicato oggi, 09 settembre, “Il Viminale ai prefetti ‘Servono 20mila posti per i nuovi profughi’ Si moltiplicano le iniziative in tutta Italia. Scola: “L’accoglienza è un dovere di tutti” a firma di Caterina Pasolini.

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L’Italia dell’accoglienza ufficiale è sold out. La rete messa i piedi dal Viminale è ormai esaurita. I prefetti devono muoversi, e rapidamente. La circolare arrivata ieri dal ministero dell’Intorno negli uffici parla chiaro: devono trovare ventimila nuovi posti per i migranti entro settembre, quando gli sbarchi di disperatisi spera rallenteranno. Nuovi spazi per scavallare l’emergenza ed evitare che salga la tensione nel Paese. I primi episodi si sono già visti, alcuni sindaci favorevoli all’accoglienza, come il primo cittadino di Fivizzano in Toscana, sono stati minacciati, Ma le proteste arrivano soprattutto dal Veneto, dove nel vicentino i fedeli hanno contestato duramente il loro parroco che aveva deciso di ospitare i migranti. Mentre decine di sindaci della stessa regione non hanno partecipato alle riunioni per gestire l’emergenza, dichiaratamente contrari all’ospitalità diffusa dei profughi. Persino alcune famiglie sarde, che su Facebook avevano dato la loro disponibilità,sono state violentemente insultate sul social network,

Eppure l’Italia della solidarietà moltiplica le iniziative. C’è chi ha deciso di aprire casa, in 1800 si sono già detti pronti ad accogliere i rifugiati rivolgendosi all’associazione Amici dei bambini, altri hanno portato cibo nelle parrocchie di quartiere in vista dei nuovi arrivi mentre c’è chi invece si è messo in macchina diretto verso Budapest per trasportare migranti a Vienna e Berlino. Come diversi studenti di Trento e Bologna.

Dopo la parole di Papa Francesco, le parrocchie da Bolzano a Palermo aprono spazi, canoniche, oratori. Così i seminari. Anche il cardinale Scola, arcivescovo di Milano, ha rinnovato l’appello della Chiesa: “L’accoglienza è compito di tutti, non solo delle istituzioni. Rinnovo l’appello alle parrocchie ad aprire le porte, un invito rivolto anche alle singole famiglie”. Intanto regioni come la Toscana istituiscono numeri di telefono speciali (3316983061) per chi vuole offrire spazi alle famiglie in fuga e la Cgil in vita ad usare per loro le abitazioni sequestrate in Italia ai mafiosi. Anche se sull’onda dell’emozione provocata dalle immagini del piccolo Alan tutto sembra muoversi più velocemente, in realtà tanti già facevano assistenza: decine le parrocchie trasformate in ostelli, come quella di Bruzzano a Milano, dove ogni notte da mesi dormono cento rifugiati, assistiti per tutta l’estate da centinaio di abitanti del quartiere. Come tante sono le famiglie che da tempo, in silenzio, aiutando al punto di ristoro al mezzanino della stazione Centrale di Milano o a Roma, hanno deciso di aprire le stanze dei figli cresciuti oppure ancora studenti, per condividere gli spazi con chi non ha più tetto né paese”.