Informazioni sulle origini: il diritto all’anonimato delle madri “segrete” potrebbe avere le ore contate

madre segretaL’anonimato delle madri che hanno messo al mondo figli senza riconoscerli è in serio pericolo. Mercoledì 11 marzo, la Camera dei Deputati discuterà il disegno di legge 784 sul diritto di accesso da parte dei figli non riconosciuti alla nascita alle informazioni sulle proprie origini. In caso di via libera alla ricerca delle donne che, al momento di partorire, hanno chiesto di restare anonime, sarebbero pesantemente compromessi alcuni dei fattori decisivi nella lotta all’aborto: la tutela del segreto del parto, la difesa della salute delle donne e il futuro dei bambini non riconosciuti. Il diritto alle segretezza, di cui dal 1950 a oggi si sono avvalse circa 90mila italiane, potrebbe avere quindi le ore contate.

La legge in discussione – un testo unificato che riunisce 7 disegni di legge – è stato appena licenziato dalla Commissione Giustizia di Montecitorio e si basa sulla possibilità di contemperare i diritti dei figli che hanno il desiderio di risalire alle proprie origini, togliendo, di conseguenza, l’anonimato alle donne che hanno partorito e poi dato i figli in adozione.

L’attuale legge sulle adozioni, la 184 del 1983, riconosce il diritto alle segretezza del parto: per 100 anni nessuno potrà conoscere l’identità della donna che mette al mondo un figlio e decide di non diventarne formalmente la madre. In questo caso, sempre secondo la norma vigente, lo Stato garantisce le cure sanitarie per sé e il nascituro. Quest’ultimo, in caso di non riconoscimento, viene subito dichiarato adottabile e inserito in una famiglia adottiva. In tal modo, nel corso dei decenni, sono stati evitati moltissimi casi di aborto o di abbandono che si sono tradotti di fatto in effettivi o tentati infanticidi. Se non ci fosse stata quella legge, infatti, gli episodi di bambini buttati nei cassonetti o lasciati sotto i sedili dei treni, di cui pure a volte le cronache danno notizia, sarebbero stati sicuramente di più.

E probabilmente aumenteranno se la Camera dovesse dire sì al ddl 784. Una proposta di legge che nasce da un pronunciamento della Corte Costituzionale che, nel 2013, ha dichiarato illegittimo l’articolo 28 della 184/1983: ovvero la norma che non consente ai figli adottivi di verificare in seguito la volontà delle madri biologiche che, al momento del parto, hanno chiesto di restare anonime.

La proposta di legge che ne è seguita prevede che il Tribunale, su richiesta dei figli non riconosciuti alla nascita, si attivi per rintracciare le relative madri, senza alcuna rinuncia all’anonimato da parte di queste ultime. Ricercare a distanza di decenni queste donne metterebbe in pericolo la serenità della vita che, sicure della segretezza garantita, si sono nel frattempo costruite, con gravi ripercussioni su di loro e sui loro familiari, che spesso sono ignari di quanto accaduto in passato. Tanto più che la nuova legge avrebbe effetto retroattivo e quindi, se approvata, “avrebbe conseguenze gravi e irreversibili su oltre 90mila donne”, come denuncia Donata Nova Micucci, presidente dell’Associazione delle famiglie adottive e affidatarie (Anfaa). Soprattutto alla luce del fatto che la maggior parte delle “madri segrete” sono giovanissime  o vittime di stupri e violenze.

Proprio l’Anfaa, con l’appoggio di varie altre associazioni tra cui Amici dei Bambini, aveva lanciato un appello contro le modifiche alla legge vigente. Tali modifiche, infatti, oltre a violare il diritto delle donne al parto segreto, metterebbero in allarme anche tante famiglia adottive preoccupate per le conseguenze che la nuova norma potrà avere sulle gestanti che in futuro volessero non riconoscere il loro neonato.