Italia, 15mila minori in comunità educativa: come è possibile stare a guardare? La relazione di Cristina Riccardi

Senza-titolo-6Troppo poco è stato fatto per l’affido. Troppe resistenze, troppe difficoltà, troppa indifferenza. Per quale motivo si vuole mantenere lo stato di fatto?” Con questa dura domanda, che è anche un’autoaccusa (“abbiamo fatto troppo poco per i bambini fuori famiglia in Italia, dobbiamo fare molto, molto di più”), Cristina Riccardi, esperta di tematiche di affido e consigliere di Ai.Bi. Amici dei Bambini con delega all’affido familiare, lancia la “strategia di emergenza”  per far uscire l’affido dall’impasse in cui è da anni, con la progressiva, costante riduzione del numero delle famiglie disponibili all’accoglienza.

Tre gli obiettivi immediati:
1)Bisogna aprire più case famiglia, una in ogni sede regionale. (“E’ una delle esperienze più belle che si possano fare, accompagnare una coppia in questo percorso”). Ma anche comunità mamma-bambino, centri servizi alla famiglia, appartamenti ad alta autonomia per i care leavers.
2)Promuovere la riforma dell’Affido con una nuova legge sull’Affidamento Temporaneo Familiare. Ma, mentre si porta avanti l’impegno e la battaglia istituzional, occorre una immediata sperimentazione del progetto pilota nelle sedi Ai.Bi. per verificare e dimostrare che è possibile realizzare vere accoglienze familiari temporanee.
3)Il 16 novembre sarà la GIORNATA DELL’AFFIDO di Ai.Bi. in tutte le sedi italiane. Per dire a gran voce che questo tema è centrale e urgente. Perché è inaccettabile che 29309 minori (dati 31 dicembre 2010) siano fuori famiglia e fra questi, ben 14781 in Comunità (di cui addirittura 1626 al di sotto sei 6 anni).
Lo strumento dell’affidamento familiare nel nostro Paese non è mai decollato. Occorre dunque ripartire da qui, da un sconfitta, per ribaltarla e per usare tutti i mezzi possibili – legali, legislativi, educativi e di comunicazione – per rilanciare l’Afta.

L’obiettivo finale? “Ce l’abbiamo chiarissimo, in mente e nei nostri piani strategici e si riassume con una data a cui bisogna arrivare preparati: il 2017. Abbiamo quattro anni. Anzi, quattro anni e qualche mese per arrivare alla chiusura definitiva delle Comunità Educative entro il 31 dicembre 2017“.