Italia. Ai.Bi. entra in classe contro il cyberbullismo

Una mattinata di confronto e formazione sui pericoli dei social e della rete, condotta da Ai.Bi. in una scuola superiore di secondo grado. Non una lezione ma un dialogo in cui i ragazzi hanno portato testimonianze e confidenze

A richiesta delle insegnanti di una scuola secondaria di primo grado, in centro a Venezia, Ai.Bi. ha portato la propria conoscenza e professionalità per trattare il delicato tema del cyberbullismo.

Cyberbullismo: come parlarne con i ragazzi

L’argomento è delicato e va affrontato con chiarezza e molto tatto, perché i ragazzi di prima superiore sono esperti utilizzatori dei social e sono capaci frequentatori “del mondo virtuale”, ma decisamente alle prime armi nel determinare limiti ai siti da visitare e non consapevoli dei rischi a cui vanno incontro, se non ben orientati nella navigazione.
Diego Moretti, pedagogista di Ai.Bi. che è intervenuto nelle tre classi, ha evitato di affrontare il tema in modo noioso e cattedratico e ha preferito coinvolgere i ragazzini, permettendo loro di esprimere i propri sentimenti davanti allo schermo, fin troppo famigliare, di qualsiasi dispositivo usino nella quotidianità.
La modalità utilizzata è risultata vincente, perché i giovani hanno risposto fin troppo sinceramente alle proposte: gli insegnanti presenti hanno avuto occasione di apprendere ulteriormente comportamenti inappropriati o addirittura prepotenti accaduti nei tempi addietro, tra le mura dell’istituto.

Cadono le barriere e i ragazzi cominciano a parlare

Siamo stati testimoni della caduta delle barriere e dello sciogliere le proprie riserve nel parlare di sé, raccontare e raccontarsi davanti a un “non docente”, ma adulto riconosciuto autorevole, a cui fare domande precise, profonde, difficili e intime. Questo ha dato modo di toccare concretamente la vita degli studenti e le loro fragilità e di percepire atti e comportamenti erronei e poco opportuni nell’uso del cellulare.
Abbiamo raccolto confessioni di una frequentazione su siti non adatti; abbiamo saputo, da parte di una vittima di cyberbullismo come ha attraversato il periodo doloroso delle vessazioni subite. Ci è stato riferito, da un’intera classe, come si sono sentiti nell’assistere alla circolazione virtuale di foto scattate, con lo scopo di prendere in giro un compagno e di come si sono intromessi a difesa del loro amico.
Vari ragazzi hanno riconosciuto che si approcciano alla rete con superficialità e non conoscendone i rischi: navigano in “zone buie” per curiosità o per sentito dire, soli. Alcuni confessano che nella loro intimità bazzicano in siti frequentati da chicchessia, e – fanno sapere – che è meglio farlo in incognito. Durante il dibattito si è giunti a far comprendere loro che, pur credendo di “non lasciare traccia” e di avere le spalle larghe per non venire adescati, la realtà è diversa, ben più complessa e inaspettatamente pericolosa.

Una mattinata partecipata e vissuta

L’esperto di Ai.Bi. ha ben gestito la sessione di confronto e formazione rivolta ai ragazzi, ma, in un certo senso, co-condotta da loro, mossi dal desiderio di sapere e conoscere meglio questo mondo affascinante ma irto di insidie ben celate.
Davvero una mattinata partecipata e vissuta con attenzione e curiosità, perché ci sono temi che a scuola si affrontano marginalmente rispetto alle direttive ministeriali, ma che invece dovrebbero avere maggior spazio di confronto perché coinvolgono interamente la vita dei nostri giovani.
Ai.Bi. ha previsto un ulteriore incontro, a breve, nelle tre classi, facendosi affiancare da due ispettori della sezione veneziana della Polizia Postale per continuare a tenere accesa l’attenzione sulla questione bullismo in rete e per incontrare nuovamente gli studenti, tornando a lavorare su di sé e sulla gestione consapevole del proprio mondo virtuale, così concreto e massicciamente presente nella vita dei giovani di oggi.