Italia. Cosa succede se nessuno va a prendere un bambino di 4 anni rimasto solo all’asilo?

bambino asilo“La vera emergenza? E’ l’Italia! Me lo ripeto da quando è partita la nostra campagna “Fame di Mamma” e la mia “normale” giornata di lavoro inizia alle otto del mattino e finisce… non si sa mai quando finisce! Oggi però è stato un giorno davvero speciale, e vale la pena di raccontarlo.  A volte capita che fai ogni sforzo possibile e purtroppo ti trovi davanti a dei muri insormontabili. Altre volte invece, come per incanto, tutto va nella direzione giusta e, in 24 ore, riesci a realizzare un sogno”

Inizia così il diario di una delle nostre operatrici, che lavora in una delle Case famiglia  in Italia di Ai.Bi.

“Oggi non mi sono accorta del tempo che passava – continua -. Fuori è già buio, diluvia e sto per salutare i bimbi della Casa facendo le ultime raccomandazioni e controllando che tutti abbiano preparato i propri zainetti dell’asilo. Sono stanchissima e non vedo l’ora di essere a casa”.

“Ma ecco che squilla il telefono: è una chiamata di emergenza. C’è bisogno di un pronto intervento. Un bambino è rimasto solo all’asilo. Nessuno è andato a prenderlo. Ha bisogno di una collocazione immediata. La mamma non si trova, il papà è appena stato arrestato e per questo non è andato a prendere il piccolo. Bisogna fare qualcosa immediatamente. Non c’è nessuno a casa che lo aspetti, non sa dove andare. Vengono subito consultati i servizi,  parte un giro di telefonate. Qui in Ai.Bi. la squadra è pronta: quando c’è un’emergenza tutti siamo reperibili e tutti entriamo in azione, ciascuno con il suo compito.

In cinque minuti sono pronta e operativa. Intanto i carabinieri e i servizi sono già attivi , la squadra di Ai.Bi. risponde anche questa volta all’appello.

A questo punto riposo la borsa, levo la giacca e mi concentro sul da farsi. Parlo con la coppia della Casa famiglia per raccontare la storia del piccolo: loro dopo un primo momento di emozione e confusione, hanno subito le idee chiare. C’è un letto disponibile nella stanzetta dei maschietti. I vestitini non mancano: bisogna, però, preparare gli altri “abitanti” della casa, gli altri piccoli ospiti.

La loro reazione immediata è stata di euforia e di curiosità: hanno subito voluto sapere chi fosse, come si chiamasse e quanti anni avesse. Per fortuna che da piccoli non esistono gelosie, rivalità e pregiudizi.

Era appena trascorsa un’ora dalla prima telefonata dei servizi sociali, quando suona il citofono. E’ lui: il nuovo arrivato. Come se fosse il grande ospite della serata, tutti i bambini accorrono alla porta per dargli il benvenuto.  Sorpresa: è di colore. Ma questo non sembra minimamente sconvolgere gli altri bambini. Anzi uno di loro gli si avvicina e lo abbraccia dicendo, rivolto agli altri, “è come me”.

Dopo i saluti e le emozioni iniziali, osservo  la mamma affidataria della casa famiglia che prende  prontamente la situazione in mano:  prepara un bagnetto caldo al piccolo nuovo arrivato mentre la cena viene preparata dal papà e viene aggiunto un posto a tavola.

Il bimbo non piange, sembra già a suo agio. Ma noi sappiamo che a giorni arriverà tutta la sua fatica con il carico di domande e dubbi a cui noi saremo pronti a rispondere. Non facendo mai mancare una carezza e l’affetto di  una casa accogliente. Ora posso andare. So che il bimbo è al sicuro. Domani inizia una nuova avventura.