Italia. Francesca: “Non posso adottare un bambino abbandonato? Bene, mi metterò al loro servizio”

sostegno a distanzaDalla Russia alla Cambogia, dal Kosovo alla Moldova. Il desiderio di amare, anche se a distanza, quei bambini a cui la vita ha tolto l’affetto di una famiglia non ha mai avuto confini per la signora Francesca (nome di fantasia). E non si è mai spento. Neppure quando le necessità economiche della sua famiglia le hanno imposto una dolorosa scelta. Anche nelle circostanze più difficili, infatti, Francesca non ha dimenticato i bambini degli angoli più poveri del mondo e ha promesso che sarebbe tornata a lottare al loro fianco contro l’abbandono. Promessa mantenuta.

Francesca diventa sostenitrice a distanza di Amici dei Bambini nell’ormai lontano anno 2000. Una decisione che arriva dopo una cocente delusione. Lei e suo marito sono una coppia che sente forte la voglia di avere una famiglia numerosa e di accogliere chi ha più bisogno di amore. Nonostante abbiano già 3 figli biologici, infatti, i coniugi lodigiani decidono di adottare un bambino. Ma le cose vanno male e il loro sogno di accoglienza viene frustrato sul nascere. “Così abbiamo deciso di rivolgerci al SaD – ricorda lei oggi -: se non potevamo aprire le porte della nostra casa a un bambino abbandonato, ne avremmo comunque potuti aiutate tanti a distanza”.

Nell’arco di 15 anni, Francesca e consorte hanno attivato diversi sostegni: tre personalizzati (due in Moldova e uno in Cambogia) e due comunitari (uno in Kosovo e un altro in Russia). “Abbiamo chiesto ad Ai.Bi. di diversificare la destinazione dei nostri aiuti – precisa lei – perché volevamo ‘coprire’ le varie parti del mondo in cui si trovavano bambini in stato di necessità”.

In questi anni è mancato solo l’incontro diretto tra Francesca e i suoi figli a distanza. “Ho paura di volare”, spiega la donna. Ma sono tanti gli scambi di lettere e di fotografie tra lei e i bambini. “E’ sempre emozionante ricevere una loro foto – ammette -, avere notizie su ciò che fanno nella  loro vita e infine sapere che un bambino è cresciuto e non ha più bisogno di noi.

Poi, però, a marzo del 2015, Francesca arriva a un bivio. Sua figlia ha bisogno dell’aiuto economico dei genitori per andare avanti. È il momento della scelta più dolorosa e difficile: “Dovevo decidere se aiutare mia figlia o continuare a sostenere i bambini. Non potevo permettermi di fare entrambe le cose”, ricorda Francesca. La scelta, del tutto comprensibile, è quella di supportare economicamente sua figlia. Così Francesca comunica ad Ai.Bi. di dover sospendere i Sostegni a Distanza attivi in quel momento. Con una promessa, però: che, appena fosse stato possibile, sarebbe tornata.

Promessa mantenuta in tempi strettissimi. Qualche settimana fa, infatti, Ai.Bi. riceve una telefonata. È proprio lei, Francesca, che chiede di poter attivare un nuovo sostegno, perché la situazione economica della sua famiglia era di nuovo tranquilla. Così le è stato assegnato un bambino di 10 anni del Kenya. “Quando mi hanno chiesto se avessi preferenze – precisa – ho risposto chiaramente che non ne avevo: l’importante è aiutare chi ne ha bisogno”.

“Ci tenevo a tornare a essere una vostra sostenitrice – conclude Francesca -. Aiutare qualcuno è una vera emozione, per questo ho sempre considerato il mio gesto di solidarietà nei confronti dei bambini abbandonati un vero punto d’onore per me. E ho convinto anche altre persone che conosco ad attivare un Sostegno a Distanza, perché aiutare i bambini che non hanno  niente è doveroso e giusto”. Ed è alla portata di tutti, come dimostra proprio il caso di Francesca e suo marito: due pensionati della provincia di Lodi, con il cuore rivolto ai bambini di tutto il mondo.