Kenya. Report Unicef: ma che fine hanno fatto i due milioni e cinquecentomila bambini senza famiglia?

Necessari e urgenti dati aggiornati e completi sui bambini fuori famiglia, in Kenya e nel resto del mondo.

Più di dieci anni fa, l’ONU, attraverso il report del 2009 “Child Adoption trends and policies” del Comitato economico e sociale (ECOSOC) rendeva noto che solo per garantire una famiglia ai bambini orfani di entrambi i genitori a causa dell’AIDS sarebbero state necessarie a livello globale un numero di circa 15 milioni e 600 mila adozioni!

In quel Rapporto di 400 pagine, veniva trattato per la prima volta il tema dell’adozione in tutti i Paesi del mondo, dando atto che le adozioni, sia nazionali che internazionali, realizzate annualmente in tutto il globo fossero circa 260 mila.

Purtroppo l’ONU ha spesso affrontato il tema dei bambini senza famiglia concentrandosi  solo su quelli orfani di uno o di entrambi i genitori, mentre sappiamo che l’adozione degli orfani  riguarda una minima percentuale dei minori adottati.

Quanti sono i  bambini dichiarati adottabili ma non ancora adottati?

Senza una seria ricognizione del numero di bambini dichiarati adottabili ma non ancora adottati nei vari Paesi del mondo, il tema dell’adozione resta affrontato in maniera superficiale ed incompleta.

E’ infatti chiaro che se si considerano gli abbandoni giuridicamente effettivi, al di là della condizione di “orfano”,  le statistiche non sono solo allarmanti ma evidenziano la necessità di una ricognizione seria del fenomeno con dati precisi. Sempre dieci anni fa, ad esempio, era emerso che circa 1 milione di bambini erano istituzionalizzati nella sola Europa (Eurochild, 2010) ed è fin troppo noto che molti dei bambini istituzionalizzati rimangono nel limbo del collocamento fuori famiglia per molti anni.

 La triste piaga dei bambini di strada in Kenya

Dinanzi a questa realtà da approfondire, meraviglia come l’ONU non abbia dedicato al tema dei bambini fuori famiglia e a quelli adottabili ma non ancora adottati delle ricerche più aggiornate. Come meraviglia anche che l’Unicef, in un report di quest’anno sulla condizione dei bambini in Kenya  non faccia neppure un cenno al problema dei minori senza protezione familiare né a quello dei bambini di strada, altra grande piaga delle città del Kenya: secondo la stessa UNICEF soltanto a Nairobi se ne contavano pochi anni fa almeno 300 mila (cfr. https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2018/06/25/news/gli-street-children-del-kenya-tra-poverta-estrema-e-desiderio-di-rinascita-1.34027169).

Del resto è noto come la stessa UNICEF abbia individuato il fenomeno dei bambini che vivono per strada già alla fine degli anni Ottanta, distinguendo quelli “sulla” strada” (che starebbero in giro di giorno ma rientrerebbero a dormire in famiglia) da quelli “di” strada” che vivono e dormono per le vie e sono funzionalmente privi di supporto familiare, pur mantenendo dei legami, di fatto quindi abbandonati (cfr. Ennew 1996 in Aptekar & Heinonen, 2003).

D’altra parte, tutti sanno che il Kenya ha nel frattempo chiuso le adozioni internazionali già dall’anno 2014 e che dopo oltre 6 anni non sono ancora state riaperte (cfr. sito Commissione Adozioni Internazionali).

Perché dunque l’UNICEF non diffonde anche questi dati quando parla della condizione dell’infanzia in Kenya?

E perché l’ONU, attraverso l’ECOSOC o altre Agenzie, non avvia una nuova ricognizione dei dati aggiornati sui bambini privi di protezione familiare?

Questo silenzio davvero non si spiega se consideriamo che proprio in base al Preambolo della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (ratificata da tutti i Paesi del mondo ad eccezione degli Stati Uniti d’America), ogni bambino ha diritto di vivere nella propria famiglia e di ricevere comunque, nel caso in cui la famiglia d’origine non sussista o non sia idonea, una protezione familiare sostitutiva affinché cresca in un clima caratterizzato da “felicità, amore e comprensione”.

Ai bambini del Kenya, come a quelli del resto del mondo, non resta che augurare per questo Natale, che i loro diritti vengano presto e seriamente presi in carico dai Governi e dalle Organizzazioni che – in sinergia tra loro – dovrebbero rappresentarne a livello globale gli interessi.