Kong Keng, il bambino “guaritore” che cura tutti, ma di cui nessuno si cura

photo-magic-boy-cambogia 200Cosa non si farebbe, per disperazione. Persino affidarsi a un bambino “guaritore” di soli due anni, con la convinzione di potersi sottrarre a un male incurabile. Succede in Cambogia, paese con uno dei peggiori sistemi sanitari al mondo, dove ancora regna forte la superstizione e la gente ripone sui rituali e sulle credenze popolari la speranza di guarire da malattie e infermità di vario genere.

Quella del piccolo Kong Keng, riportata di recente dal “Cambodia Daily”, è una storia che parla di un duplice, vergognoso sfruttamento: quello di un innocente, trasformato in una preziosa fonte di lucro, e quello della credulità e della sofferenza altrui.

Ed è proprio su questi due pilastri della miseria umana che poggia la fortuna di “Magic Boy”, il “bambino magico”, come è stato ribattezzato dalle migliaia di suoi seguaci, che accorrono da ogni parte della Cambogia, ma anche da paesi limitrofi come Vietnam e Laos, per incontrarlo. Tutti lo venerano, tutti confidano nei suoi leggendari poteri curativi, che, stando alle voci, si sarebbero rivelati solo qualche mese or sono, in occasione della guarigione misteriosa del nonno. Un’improvvisa esplosione di popolarità, che avrebbe addirittura costretto la famiglia a spostarsi in una località segreta.

Gli abitanti di Khnor, il modesto villaggio dove abita Kong Keng, si prodigano ogni giorno per dare adeguata accoglienza ai numerosi malati che giungono in pellegrinaggio e che spesso rimangono anche prostrati per ore, in attesa dell’arrivo del bambino. Il quale si presenta, prescrive pozioni a base di foglie “magiche” da lui stesso “benedette”, concede qualche visita, per poi andarsene come è arrivato.

Tutti, dalla madre allo zio, passando per il capo villaggio e gli amici di famiglia, si affannano a dire che non si tratta di una truffa, e che i poteri del bambino sono reali. E intanto incassano, vendendo dalle 500 alle 700 confezioni di foglie “miracolose” al giorno, al prezzo di un dollaro ciascuna.

Pare che il piccolo Kong Keng,  a cui sono stati dedicati persino servizi al telegiornale, alle volte manifesti una certa insofferenza per la presenza di tante persone, proprio come si addice a una celebrità un po’ viziatella. Chissà se è veramente una forma di snobismo, o piuttosto il grido soffocato di chi vorrebbe avere un altro tipo di attenzione. Di chi rivorrebbe indietro la propria infanzia.