Kosovo: cosa rimane della cooperazione italiana? I bambini di Ai.Bi.

kosovoLa storia disegnata di un animaletto rimasto temporaneamente solo e abbandonato che viene accolto un’altra famiglia di animali. È il semplice racconto che 28 bambini di una classe prima della scuola elementare Daut Bogujevci di Fushe Kosovo/Kosovo Polje hanno visto insieme alla propria educatrice.

La favola ha molto incuriosito i piccoli che con entusiasmo hanno partecipato alla proiezione del video e che hanno fatto molte domande riguardo la famiglia biologica dell’animaletto accolto, oltre che alla possibilità di accogliere in casa propria un essere che non appartiene alla propria famiglia.

La storia non prevedeva un finale, ma una consegna di compito per casa: parlarne coi i genitori e disegnare insieme a loro le sorti di questo povero animaletto rimasto solo.

Tutto ciò avviene nel Centro “Pan di Zucchero” all’interno del quale sono adibite sale per sensibilizzare e formare famiglie kosovare sull’emergenza abbandono e sulle forme di accoglienza che le famiglie possono attuare per dare ai minori orfani o fuori dalla propria famiglia biologica, la possibilità di averne un’altra e di crescere nel calore di una casa, magari acquisendo nuovi fratellini o sorelline. Il messaggio è stato volutamente veicolato attraverso i bambini della scuola perché sono spesso i più piccoli ad essere più sensibili e meno indifferenti rispetto agli adulti su certe questioni.

Alcune famiglie hanno già aperto la porta della propria casa agli orfani e Ai.Bi. le aiuta in questo percorso di accoglienza.

In Kosovo, Ai.Bi. gestisce in accordo con il Centre for Social Work municipale la Casa Famiglia Laura Scotti, così chiamata in memoria di una volontaria di Ai.Bi. rimasta vittima nel ’99 di un incidente aereo, durante una missione umanitaria in quel paese. La Casa Famiglia permette ai minori in difficoltà di vivere in una vera e propria casa, insieme ad una coppia di genitori che sono stati preparati per accogliere, nel migliore dei modi, i bambini in affidamento.

Il progetto Casa Famiglia Laura Scotti, la prima in tutto il territorio nazionale, è stato inaugurato il 3 dicembre 2009, nel Comune di Gjakova.

Nella struttura vive una coppia di genitori che, oltre a crescere i loro quattro figli, ha deciso di accogliere in affido altri bambini senza una famiglia, che vengono da un passato difficile di abbandono, abusi e violenze.

Il progetto Casa Famiglia ha come macro obiettivo quello di garantire ad ogni bambino, privo delle cure genitoriali, la possibilità di vivere comunque in un ambiente di tipo familiare e di sperimentare relazioni positive, che impediscano il perpetuarsi di modelli familiari distorti; questo per permettere uno sviluppo sereno del minore, mentre contemporaneamente, grazie all’aiuto dei servizi sociali, vengono attivati tutti i canali necessari a garantirgli il diritto a ritornare figlio (reinserimento nella famiglia d’origine recuperata) o a rinascere figlio (adozione nazionale o internazionale).

Già da un anno è stata costituita un’equipe di professionisti per seguire i casi dei minori in affido e sostenere altre famiglie interessate ad aprirsi all’accoglienza.

Queste attività vengono realizzate all’interno del più grande progetto cofinanziato ora da Ai.Bi. e dal MAE (Ministero degli Affari Esteri Italiano) di diffusione dell’accoglienza familiare temporanea in tutto il paese, iniziato però già a partire dal 2006, in collaborazione con il Ministero del Welfare kosovaro e il cui obiettivo principale è l’accompagnamento e la formazione destinata alle famiglie affidatarie disposte ad accogliere minori vittime di abusi e maltrattamenti.