Kyenge: “Il blocco delle famiglie in Congo? Tutta colpa del re-homing”

CHILD2Ma che c’entra il cosiddetto «re-homing» con il blocco delle famiglie italiane in Congo? E ammesso che le due questioni fossero collegate, l’esponente del Governo italiano, che è anche presidente della Cai, proprio in forza della serietà con cui vengono gestite nel nostro Paese le adozioni internazionali, avrebbe dovuto fare la voce grossa con le autorità congolesi. Non chinare la testa e rimettersi alla solerzia delle verifiche e al ‘buon cuore’ di non si sa bene chi, del Paese africano.

In Italia le adozioni hanno iter complessi e lunghi, fatti di passaggi che vengono seguiti con attenzione dagli Enti Autorizzati. E allora la Ministro avrebbe dovuto evidenziare che è assurdo bloccare indistintamente le adozioni verso tutti i Paesi, quando lo scandalo denunciato dall’agenzia Reuters ha evidenziato una situazione non chiara negli Stati Uniti.

L’inchiesta “The Child Exchange” (Lo scambio di bambini)  infatti era partita dal caso di una bambina originaria della Liberia, Quita, con problemi comportamentali, adottata prima da una coppia del Wisconsin e poi ‘ceduta’ a un’altra dell’Illinois. Tutt’altro che raccomandabile. Come lei, tanti. L’ inchiesta ha scoperchiato infatti l’inferno dei bambini adottati da famiglie americane e poi restituiti al mittente o peggio ‘regalati’ ad altre famiglie o a single attraverso annunci messi in rete. Esistono infatti nella patria dei diritti umani, una serie di siti che si occupano di ‘re-homing’, termine che di norma si riferisce a cani che sono ingestibili o che abbaiano troppo, a cui i padroni trovano una nuova casa. Agghiacciante la scoperta che in America lo stesso termine vale anche per bambini adottati  ritenuti ‘difficili’, per i quali i genitori adottivi- volendosene sbarazzare in maniera rapida- cercano una nuova famiglia tramite il web.

Dall’inchiesta è emerso che un bambino su dieci adottato negli Stati Uniti non vive più con i genitori che lo avevano portato in America. E spesso di lui non si ha notizia. Ma in Italia il sistema è ben diverso. E piuttosto che accontentarsi dei complimenti dalle autorità congolesi, forse sarebbe stato il caso di far pesare e molto la credibilità del Sistema Paese. Una volta entrato nel nostro Paese, il minore viene “preso in carico” dal locale Tribunale dei Minorenni come se fosse nato in Italia; e nella malaugurata sorte di un riabbandono, il caso viene gestito come adozione nazionale, quindi seconda la legge italiana.