L’adozione per i bimbi di Haiti perché non sia una seconda Romania

FRANCE HAITIFacilitare l’adozione internazionale degli orfani di Haiti: è questo il risultato del sondaggio lanciato su AiBi News lo scorso 19 gennaio in cui il 79% dei votanti si è detto favorevole alla proposta di snellire l’iter dell’adozione internazionale.

A poche ore dal sisma, le famiglie di tutto il mondo avevano già espresso la volontà di aiutare questi bambini. Chi adottandoli, chi chiedendone l’affido temporaneo, chi aiutandoli con progetti di sostegno a distanza. Le immagini dei bambini rimasti soli, senza nessun punto di riferimento, hanno scosso le coscienze degli aspiranti genitori adottivi che a centinaia si sono rivolti alla Commissione per le adozioni internazionali (CAI) e agli enti per dare la loro disponibilità all’adozione.

Incerta e rischiosa la condizione di vita di migliaia di bambini in difficoltà. Prima del terremoto Unicef aveva reso noto che erano già 20mila i minori abbandonati e rimasti senza alcun parente. Crollate le strutture, ai bambini non è rimasto neppure un tetto sotto cui stare; nessun genitore, nessun familiare, perso anche il posto in cui venivano assistiti. Le adozioni internazionali erano già state bloccate in passato dalle autorità haitiane; in un’isola così piccola erano quasi 200 gli orfanotrofi e le strutture di assistenza per minori abbandonati.

Il caso degli orfani di Haiti interpella le istituzioni e la società civile con un interrogativo importante: di chi è figlio un bambino abbandonato? Da questa risposta dipende il futuro di migliaia di minori senza famiglia ad Haiti, ma non solo nell’isola. “Non vorremmo che Haiti diventasse una seconda Romania o che seguisse l’esempio della Bielorussia” – ha detto Marco Griffini, presidente di AiBi – In questi Paesi i bambini abbandonati non hanno alternative all’orfanotrofio perché l’adozione nazionale è poco sviluppata e quella internazionale di fatto bloccata dalle autorità locali. Auspichiamo quindi che le autorità haitiane si adoperino per garantire il diritto alla famiglia a questi bambini.”