La domanda che ci inquieta: Pfizer, seconda dose vaccino a 21 o 42 giorni? Cosa cambia?

Dopo l’indicazione del CTS sulla possibilità di estendere l’intervallo tra prima e seconda dose vaccino Pfizer a 42 giorni, si è creato un vivace dibattito sulla questione. È il caso di fare un po’ di chiarezza

I vaccini anti Covid sono ormai da mesi tra gli argomenti più discussi e dibattuti in assoluto. E non accennano ad abdicare da questo ruolo nemmeno ora che le campagne vaccinali sono avviate e, in molti Paesi, fortunatamente progrediscono velocemente rivestendo un ruolo chiave per la ripartenza.

Pfizer: intervallo di 21 o 42 giorni tra prima e seconda dose vaccino?

Negli ultimi giorni una delle questioni più dibattute è stata quella sui tempi per la somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer. Tutto è nato dalla valutazione del CTS (Comitato tecnico scientifico) circa l’opportunità di estendere l’intervallo tra prima e seconda dose del vaccino fino a 42 giorni, rispetto ai 21 attualmente previsti.
A breve distanza da questa indicazione è arrivato, però, il commento di Valentina Marino, direttrice di Pfizer Italia, che ha sottolineato come i 21 giorni di intervallo siano quelli studiati per garantire “i risultati che hanno permesso l’autorizzazione”.

Alla base del cortocircuito che si è creato c’è l’osservazione di quanto avvenuto in diversi Paesi, come Stati Uniti e Regno Unito, in cui si è preferito cercare di vaccinare con almeno una dose quante più persone possibili, anche allungando i tempi del richiamo. D’altra parte, l’indicazione stringente, per il vaccino Pfizer, è di non somministrare la seconda dose prima che siano passati 21 giorni dalla prima inoculazione. Passato questo intervallo di tempo, le autorità sanitarie USA, così come il CTS, hanno valutato come “accettabile” un’attesa che può arrivare fino a 42 giorni. La prima dose di vaccino, infatti, sta dimostrando di garantire un’efficacia di circa l’80% nell’impedire l’insorgere di casi gravi della malattia; efficacia, che poi, naturalmente, aumenterebbe con la seconda dose. Da qui, anche la valutazione del commissario per l’emergenza Figliuolo sul vantaggio di estendere l’intervallo tra le due per aumentare la disponibilità di vaccino per la prima iniezione, consentendo di conseguenza di raggiungere, seppur parzialmente, un maggior numero di persone.

La tutela di Pfizer sulla seconda dose vaccino lascia comunque il campo aperto a decisioni differenti

La sottolineatura di Pfizer, invece, si può leggere forse come un atto di cautela: i test hanno mostrato che l’efficacia migliore è garantita da un intervallo di 21 giorni tra le due somministrazione, lasciando eventuali decisioni diverse (suffragate dai dati raccolti con l’avvio delle vaccinazioni di massa) ai singoli Paesi. D’altra parte, l’indicazione di un intervallo di tempo “che può estendersi” fino a 42 giorni era comunque stato indicato dalla stessa casa farmaceutica, che si è limitata a ribadire quello che, per lei, rimane il timing ideale. Anche se, evidentemente, non l’unico possibile.

Di certo il dibattito che si è generato non aiuta a fare chiarezza e potrebbe generare ulteriori interrogativi e sfiducia tra le persone che già non sono pienamente convinte della necessità di vaccinarsi. Così come non aiutano i diversi pareri dei vari immunologi ed esperti che rimbalzano tra Tv e giornali.
Di sicuro c’è che le decisioni del Ministero della Salute si basano sull’osservazione dei dati e sui pareri del CTS, a loro volta espressi guardando alle dichiarazioni dell’EMA (Ente Europeo per i Farmaci).
Nel frattempo, per fortuna, il piano vaccinale prosegue e a breve aprirà anche agli over 40, quindi ai maggiori di 16 anni e, si spera entro l’estate, anche ai ragazzi dai 12 ai 15 anni.