La marcia in più del Privato Sociale nella gestione dei servizi alla persona

privato_sociale200In tempi di crisi economica e conseguente spending review, in cui i soldi vengono a mancare e il debito pubblico mette a rischio lo sviluppo futuro dell’Italia, è possibile salvaguardare i bisogni dei soggetti più deboli assicurando loro servizi sociali di alto livello? E tutto ciò in un momento storico nel quale la domanda di servizio sociale diviene sempre più articolata e complessa? L’unica certezza di un’epoca piena di interrogativi, è che sarà irrinunciabile adottare una valutazione razionale di qualità ed efficienza dei servizi per allocare al meglio le risorse evitando sprechi. Occorre colmare il vuoto di rilevazione e quantificazione dei costi che investe il mondo dei servizi sociali. Per fare questo è necessario, a monte, rompere la stretta identità concettuale tra “pubblico” e “statale”. Esistono numerose iniziative del “privato sociale” di interesse pubblico, non possono essere trascurate solo perché non di esclusiva promanazione statale.

In questa direzione si muove il Rapportosulla sussidiarietà 2013/2014 che sarà presentato a Milano giovedì 27 marzo, realizzato da Fondazione per la Sussidiarietà con i ricercatori del Politecnico di Milano. Alla base del rapporto, un innovativo metodo di valutazione dei servizi di welfare, pubblici e privati, che consentirà di verificarne l’utilità per i cittadini in modo efficiente. Dall’analisi condotta sui costi di housing universitario, asili nido, cura degli anziani, riabilitazione, housing sociale è stato possibile confrontare l’efficienza nell’offerta del servizio delle organizzazioni private non profit e degli enti pubblici: i costi delle organizzazioni non profit risultano in media inferiori del 23% (tra il 17% per l’housing universitario e il 41% per gli asili nido) ai costi unitari delle organizzazioni del settore pubblico, senza che questo significhi una minore attenzione alla qualità. In questo senso il Rapporto costituisce un primo passo importante per riempire il vuoto derivante dalla scarsità di informazioni sui costi dei servizi sociali. Una carenza dovuta alla particolare categoria cui appartengono questi servizi, definiti “relazionali“; categoria che non consente di standardizzare i livelli di produzione del servizio e di predefinirne la qualità.

Sulla scorta di questo studio, si profilano interessanti prospettive anche nell’ambito dei servizi sociali che si occupano di affido e adozione. Sia sul fronte dei benefici di costo derivanti dalla concessione al Privato Sociale della gestione dell’affido dei 15mila minori fuori famiglia presenti in Italia mediante la chiusura delle Comunità Educative e l’istituzione di case famiglia, sia dei servizi di accoglienza e affido nei confronti dei minori stranieri non accompagnati (MISNA) che ogni giorno sempre più numerosi approdano sulle nostre coste.