La partita della famiglia: Francia batte Italia 7000 a 1000

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Vita dura per le cicogne in Italia. Le politiche di welfare del nostro Paese non incoraggiano certo la maternità, ponendosi in questo ad anni luce di distanza dal resto d’Europa. Pochi incentivi a fare figli, pochissimi sostegni alle neomamme e, di conseguenza, tassi di natalità tra i più bassi del mondo. Eppure gli esempi positivi in giro per il Vecchio Continente non mancano, a cominciare dai “cugini” francesi dove le cicogne arrivano da 40 anni sempre con lo stesso entusiasmo.

È dal 1973 infatti che Oltralpe il tasso di fecondità è costante e si attesta sui 2 figli a donna. Un baby boom ininterrotto dovuto prevalentemente alla politica familiare messa in atto dal governo di Parigi, che investe nel sostegno alla maternità il 5% del Pil. Alcuni esempi. La nascita di un secondo figlio viene salutata con l’arrivo, a distanza di meno di un mese, di un assegno mensile da 124 euro. Bonus che, a partire dal 14esimo anno d’età di ogni figlio e fino al 20esimo, aumenta di altri 62 euro. Tutto ciò indipendentemente dal reddito. Il 90% delle famiglie francesi può contare su un bonus bebè da 923 euro a partire dal settimo mese di gravidanza. Fino al terzo anno di vita del pargolo, inoltre, è previsto un ulteriore assegno di 186 euro. A conti fatti, una famiglia del ceto medio con due figli, uno neonato e l’altro all’asilo nido, percepisce dallo Stato quasi 7mila euro all’anno.

Tutt’altra situazione, invece, nel nostro Paese. Da noi non esiste alcun aiuto a livello statale, tranne le detrazioni fiscali, che comunque non superano i 1.220 euro annui, e i bonus bebè che, fino a oggi, hanno raggiunto solo i redditi ultra minimi. E le iniziative regionali in materia restano molto sporadiche. Molte mamme sono costrette a spendere buona parte del proprio stipendio per poter iscrivere i propri figli all’asilo, perché solo 10 bambini su 100, negli ultimi anni, hanno trovato posto in un istituto pubblico. Di conseguenza, tante donne hanno dovuto rinunciare al rientro al lavoro dopo la maternità per poter accudire i figli. Il nostro è uno dei Paesi che incoraggia di meno il lavoro delle donne: oggi la maternità garantita dal lavoro dipendente riguarda solo il 40% delle donne. Soprattutto tra i 25 e i 35 anni, ovvero nella fascia anagrafica più fertile, si vive principalmente di lavoro precario che non concede neppure la flessibilità per accudire i bambini. Risultato: una donna italiana su 4 giunge al termine dell’età fertile senza avere bambini e il tasso medio di natalità si ferma a soli 1,42 figli per donna.

Andando oltre la Francia, il confronto con gli altri Paesi europei resta ugualmente impietoso. In Gran Bretagna, una famiglia del ceto medio con 2 bimbi percepisce un contributo mensile di 100 euro per il primo figlio e di 164 dal secondo in poi: totale 3.168 euro all’anno. Per i nuclei familiari con un reddito inferiore ai 32mila euro, inoltre, la Childcare tax credit garantisce un credito d’imposta a copertura parziale delle spese sostenute per la baby-sitter. Inoltre, nel Regno Unito esiste una rete di 30mila negozi che permettono alle mamme meno abbienti di acquistare latte, frutta, verdura e vitamine con un voucher.

In Germania il bonus bebè raggiunge i 4.416 euro all’anno per chi ha 2 figli, con un importo mensile pari a 184 euro per ogni pargolo. Il welfare tedesco prevede inoltre un posto all’asilo nido di diritto per ogni famiglia, mentre chi preferisce accudire a casa i bambini riceve un assegno da 150 euro al mese.

Se poi la famiglia è numerosa, Parigi e Berlino pensano anche al tempo libero dei più piccoli: sconti per piscine, mostre e musei previsti dal Paris pass family e aiuti alle famiglie tedesche meno abbienti che vogliono andare in villeggiatura. A fronte di un’Europa che incoraggia le famiglie anche in vacanza, l’Italia fa fatica a sostenere anche il lavoro.

 

Fonti: Oggi, Corriere della Sera