La riforma della Adozione Internazionale. Quarto punto: un bonus da 10mila euro per ogni iter adottivo completato nel 2020

Marco Griffini (Ai.Bi.) : “Un segnale immediato per ridare fiducia alle coppie, per dire che l’Adozione Internazionale non è morta”

L’erogazione di un bonus di 10mila euro per tutte le coppie che abbiano compiuto una Adozione Internazionale nell’anno in corso è un leitmotiv cui il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, tiene molto. Tanto da averne fatto uno dei punti fondamentali del suo personale decalogo per una riforma del settore. Tanto più che, con i soldi del Recovery Fund in arrivo, per l’Italia potrebbe esserci l’occasione di fare qualche investimento importante. Come potrebbe essere, in una situazione di preoccupante denatalità, quello sulla Adozione Internazionale. Il bonuse, nella proposta immaginata dal presidente di Ai.Bi., andrebbe a sostituire l’attuale meccanismo dei rimborsi, che avvengono dopo anni, sono macchinosi e richiedono un sacco di lavoro da parte della pubblica amministrazione. Si tratterebbe, in sostanza, anche di un intervento di semplificazione.

Riforma dell’Adozione Internazionale: un bonus per le coppie

“I soldi del Recovery Fund – ha spiegato infatti Griffini – ci sono stati dati per essere spesi bene. Il nostro Paese è ancora oggi secondo solo agli Stati Uniti, nel mondo, per numero di Adozioni Internazionali, anche se, negli ultimi anni il sistema ha vissuto un momento di stallo su cui non ha giovato l’emergenza sanitaria in atto. Ma adesso è il momento di ripartire. Per farlo, tuttavia, non basta investire sull’economia, ma c’è bisogno di un rilancio anche demografico. In Italia abbiamo tre milioni di coppie sterili. Coppie che non possono avere figli. Coppie che, probabilmente, sarebbero però ben felici di stringere un bambino tra le braccia e che quindi potrebbero essere una risorsa per il Paese. Ruolo che, senza il supporto adeguato, non possono purtroppo svolgere”.

“Il fatto – prosegue il presidente di Ai.Bi. –  è che la voglia di accogliere, nel nostro Paese, non è mai venuta meno. Lo testimoniano le gare di solidarietà che si scatenano quando la storia di qualche bambino abbandonato balza agli onori delle cronache, come Luigi, il piccolo abbandonato a Bari in una culla termica, ma anche il fatto che neppure di fronte a una crisi come quella del Coronavirus la macchina adottiva si sia fermata. Il baratro, però e purtroppo, come ripeto da tempo e come evidenziato dai più recenti dati della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, è davvero a un passo. E la colpa non è certamente delle famiglie o delle coppie senza figli che magari vorrebbero adottare. I costi che queste devono sostenere, con un iter adottivo che può arrivare a costare 25 o 30mila euro, sono proibitivi per troppi, in questa fase storica. Chiaro, quindi, che senza un adeguato supporto dello Stato si condanna l’Adozione Internazionale a un’eutanasia neppure troppo lenta”.

Riforma dell’Adozione Internazionale: “Bene Family Act. Ma a chi non può avere figli chi pensa?”

“Non possiamo lamentarci – continua Griffini – che le coppie in Italia fanno figli tardi se poi queste non vedono nessun sostegno da parte di chi dovrebbe aiutarle. Per coloro che possono divenire genitori naturali sembrerebbe ora in arrivo l’assegno unico, di cui si dovrà valutare l’impatto ma che, in generale, è una notizia positiva. Ma a chi, di figli naturali, non può averne chi penserà? E chi penserà ai tanti bambini abbandonati che, nel mondo, potrebbero trovare finalmente una famiglia grazie a questi ipotetici genitori? Tre milioni di coppie, riflettiamo su questo dato. Non è insignificante. Per niente”.

Riforma dell’Adozione Internazionale. Il bonus “risponde alla logica dell’emergenza”

Nel merito del problema, il bonus, secondo Griffini, “risponde alla logica della emergenza, in attesa della completa gratuità dell’Adozione Internazionale, un segnale immediato per dare una ricarica di fiducia alle coppie, per invertire questa tendenza al continuo ribasso. Per significare che l’Adozione Internazionale non è morta, che si può ancora diventare genitori di un bambino abbandonato proveniente dall’estero amche in questo periodo emergenzale”.