La solidarietà è l’unico virus che più contagia più salva

ragazzi giocano 200Il progetto ‘Bambini in alto mare’ è diventato già un obiettivo collettivo. Il tam tam sul territorio, on line, al telefono è costante.

Molte le richieste da parte di cittadini comuni che vogliono rendersi utili per alleviare il dolore dei sopravvissuti e in particolare dei minori non accompagnati e delle mamme sole, al centro nel nostro progetto.

Noi siamo pronti ad accoglie un bambino o anche un ragazzo di 15, 16 anni, l’età di nostro figlio” ci ha scritto una famiglia catanese, aggiungendo di essere pronta a mettere a disposizione anche una casa per un nucleo mamma bambino, e ad  impegnarsi in attività di volontariato.

Nella crescente gara di solidarietà, la Sicilia si dimostra molto generosa: disponibilità arrivano da diverse città dell’isola. Le famiglie contattano la nostra associazione per aprire le porta della loro casa a minori in difficoltà: “Posso accogliere uno, due, tre bambini”.

Ogni singola famiglia è una risorsa preziosa. E’ dalla somma dei piccoli numeri che si costruisce il miracolo dell’accoglienza.

Il piano d’intervento promosso da Ai.Bi.  ha il suo punto di forza proprio nella famiglia, per la sua capacità di fare rete, di offrire tempo e spazi, disponibilità, affetto, normalità. I bambini e gli adolescenti e le mamme sole che sono a Lampedusa sono fortemente provati, nel fisico e non solo. Perciò l’appello è rivolto indistintamente a tutti coloro che si sentono toccati da questo dramma, e in particolare a quanti già sono iscritti al registro dell’anagrafe delle famiglie affidatarie. Avendo infatti alle spalle un percorso di formazione, hanno strumenti ed esperienza per rispondere in modo adeguato ai bisogni di queste persone e potranno accogliere al meglio uno o più Misna (minori stranieri non accompagnati).

L’emergenza è tale che serve poter contare sulla generosità e la solidarietà del maggior numero possibile di cittadini.

Fondamentale il contributo che può arrivare dai volontari, che offrano tempo e risorse per operare nelle nuove strutture che nasceranno.  Ma in questo momento niente è più prezioso di chi voglia volontariamente dedicare del tempo per divulgare il nostro progetto. Lo si può fare in molti modi: i giovani per esempio possono diventare dialogatori volontari: dopo una breve formazione,  potranno scendere in piazza e presentare il nostro progetto alle persone che incontrano.

Si può aiutare, anche restando a casa. Basta collegarsi alla nostra pagina dedicata, per fare una donazione o sottoscrivere un Sostegno senza Distanza.

Infine anche un gesto piccolo a costo zero può fare la differenza. Basta condividere il progetto ‘Bambini in alto mare’ sui social network, su Facebook e Twitter ( hashtag: #inaltomare) per aumentare il numero delle persone informate sull’emergenza e sulle possibilità per fronteggiarla.

Questo davvero lo possono fare tutti: aiutateci a divulgare in maniera ‘virale’ il progetto ‘Bambini in alto mare’.

Perché la solidarietà è l’unico virus che più contagia, più salva.