aborto. La storia di Melissa, sopravvissuta al tentativo di ucciderla in ospedale

La storia di Melissa Ohden, 41 anni fa sopravvissuta a un aborto e gettata tra i rifiuti ospedalieri: viva grazie al cuore di un’infermiera

Il toccante racconto della donna ha fatto il giro del mondo: dopo aver tanto sofferto, in adolescenza, una volta scoperta la propria storia e il rifiuto dei suoi genitori biologici di incontrarla, Melissa ha deciso di iniziare la propria personale battaglia in difesa delle persone scampate all’omicidio procurato attraverso l’aborto, attraverso il network online ‘The Abortion Survivors’ 

La sua è una vicenda comune a milioni di bambini non desiderati dalle proprie madri per i motivi più disparati, che incuranti o incoscienti della drammaticità omicida della scelta abortiva, scelgono di eliminare il nascituro. Che, fortunatamente, qualche volta riesce a rimanere ugualmente attaccato alla vita, per raccontare la bellezza di essere nel mondo. Come nel caso di Melissa

aborto. La storia di Melissa, sopravvissuta al tentativo di ucciderla in ospedaleQualche volta, il ‘piano’ dei medici non va come ipotizzato e, di conseguenza, la creatura cresciuta per mesi nel grembo di una madre che non l’ha mai voluta o che si trova straziata da problemi e solitudine, senza il supporto di nessuno e a cui tanti suggeriscono di ‘eliminare il problema’, riesce comunque a restare attaccata al treno della vita. Ma anche in quei casi, pochissimi per la verità, il bebè viene spesso lasciato a morire lentamente e cinicamente tra i rifiuti ospedalieri o addirittura sul tavolo operatorio. Salvo che un cuore umano torni a battere nel petto di un sanitario e quest’ultimo, mosso a compassione, decida di prendere quel corpicino innocente e minuscolo, ancora pulsante di vita, e di restituirlo a un destino diverso: è questo il caso, tra gli altri, di Melissa Ohden, oggi 41 anni, sopravvissuta nel 1977 a un aborto e viva solo in virtù dell’intervento di un’infermiera, che l’ha sentita vagire e l’ha raccolta dal cestino dei rifiuti ospedalieri di una clinica dell’Iowa (USA).

Una vicenda raccontata recentemente da Giovanna Tedde su Pourfemme.it, che ha dato voce alla narrazione della protagonista ‘salvata’. Il racconto di Melissa parte dai suoi 14 anni, da quando, cioè, ha scoperto quale fosse la sua vera storia: un segreto svelato che l’ha segnata per sempre. La madre, una giovane di 19 anni che non voleva tenere la figlia nel grembo, era stata sottoposta ad aborto salino pur se incinta di otto mesi. Melissa, espulsa a seguito di questa pratica, pesava alla nascita 1.300 grammi. Ma l’infermiera che l’ha vista viva e piangente, l’ha presa e portata in terapia intensiva.

La scoperta per la donna è avvenuta quando – durante una forte discussione – la sorella adottiva “si era fatta sfuggire quel segreto gelosamente custodito per anni dal padre e dalla madre che l’avevano accolta in casa. La conferma dei genitori adottivi l’ha spinta a soffrire di depressione, in un crescendo di disagi psichici sfociati in disturbi alimentari, abuso di alcol e progressivo isolamento dal mondo.

Fino a quando, all’età di 19 anni, la giovane ha iniziato a cercare la propria madre naturale, colei che l’aveva rifiutata al punto da preferirne la morte. Come riportato da Pourfemme, “il faccia a faccia con sua madre è avvenuto dopo 13 anni, a distanza di tre dal primo contatto via e-mail. La madre non sapeva che la figlia era sopravvissuta, né era al corrente della sua adozione. Nel loro primo incontro, Melissa ha scoperto una donna fragile, preda del rimorso”, che le ha rivelato di essere stata costretta all’aborto da sua madre e da un amico. Anzi, “la nonna, infermiera presso l’ospedale in cui Melissa doveva morire, avrebbe addirittura pressato i colleghi affinché si sincerassero della morte della bambina”.

Oggi la vicenda di Melissa Ohden è diventata un libro, ma soprattutto è viva e quotidianamente aggiornata grazie alle cronache fornite da altri sopravvissuti all’omicidio perpetrato per via abortiva, pubblicate sul network online The Abortion Survivors, che attualmente conta 209 ‘sopravvissuti’.

Una cifra enormemente ridotta, comunque, che però potrebbe essere enormemente accresciuta se a livello europeo e internazionale iniziasse finalmente a prendere piede l’opzione dell’adozione in pancia, ovvero la possibilità per una donna incinta che non si senta in grado di tenere un figlio di affidarlo già durante la gravidanza a una famiglia che ha scelto di adottare quel bambino.

 

Fonte: Notizie Provita