L’adozione si promuove anche ballando e cantando insieme

flashmob_aibi_messina_100Un gruppo di ragazzi, jeans, t-shirt e scarpe da ginnastica. Arriva davanti al Palazzo della cultura di Messina, accende la musica e inizia a ballare. Sulle note dei Pink Floyd, mette in scena una coreografia piena di energia. La gente si avvicina attratta dal ritmo e dalla curiosità…

Intorno ci sono altri ragazzi e alcuni genitori. Sulla bocca hanno un cerotto bianco. Sarebbero ridotti al silenzio, ma in mano tengono dei cartelli, che parlano, anzi urlano: NON LASCIAMOLI SOLI! MAI PIU’ BAMBINI ABBANDONATI! IL DIRITTO DI ESSERE FIGLI!

L’attenzione pubblica su un tema tanto trascurato come quello di 168milioni di minori fuori famiglia si ottiene anche così, ballando e cantando insieme per strada.

Si chiama flash mob e significa “lampo di folla”, un’azione di protesta, ma anche uno spettacolo pubblico per coinvolgere, giovani e meno giovani, sul tema delle adozioni.

 

L’idea è venuta alla famiglia Sanseverini, coordinatrice di Ai.Bi. Sicilia e impegnata all’interno del Direttivo del Forum siciliano delle Associazioni Familiari.

In occasione dell’Open Day Ai.Bi. sulle adozioni internazionali, con l’aiuto dei giovani di Ai.Bi. G, ha organizzato un flash mob contro l’abbandono sulle note della canzone “Another Brick in the wall” . L’intera cittadinanza è stata coinvolta e trascinata dall’entusiasmo dei ragazzi. Guest star dell’evento, l’attore Gabriele Greco, il cui volto è noto per tante serie tv (da Vivere a Capri 3).

 

“E’ stata un’intuizione della responsabile della sede Ai.Bi., Dinah Caminiti”, raccontano gli organizzatori. “Volevamo utilizzare una nuova forma di comunicazione che fosse innovativa, ma soprattutto nuova e coinvolgente, per poter gridare l’emergenza abbandono. L’abbiamo proposto ai ragazzi di Aibi G Messina, che hanno subito accolto l’idea, trascinando i loro genitori e anche i compagni di scuola a partecipare.  Sulle note di “The Wall” dei Pink Floyd, è proprio il muro del silenzio e dell’indifferenza che volevamo abbattere”.

Come hanno reagito di passanti?

“Con grande curiosità e partecipazione! Spesso le persone sono indifferenti solo perché non sanno, non sono informate. Non si parla abbastanza dell’emergenza abbandono, sono si conoscono le difficoltà che tante coppie disponibili all’accoglienza incontrano nel loro percorso di adozione, pochi sanno quanti sono e quanto soffrono i bambini soli. Forme anche inedite e fuori dalle regole di comunicazione, come questo flash mob, possono essere efficaci per creare un cambiamento culturale e coinvolgere l’intera opinione pubblica su questi temi”.

I prossimi obiettivi?

“Sicuramente la riforma della legge sulle adozioni internazionali, oggi più  che mai  necessaria, vista la crisi che sta investendo il settore. Bisogna lavorare sulla cultura dell’accoglienza, in tutte le sue forme. Il disagio minorile deve interessare la società  intera, nessuno escluso”.

Pensate in futuro di organizzare altri flash mob?

“Se può servire a smuovere e sensibilizzare la nostra comunità, perché no? Anzi, forse bisognerebbe fare un bel flash mob davanti al Parlamento, coinvolgendo i politici all’ingresso del Transatlantico, perché finalmente si decidano a cambiare la legge!”.