L’affare ‘migranti’ vale milioni di euro per i gestori dei Centri. Oltre a prenderne atto, cosa farà il Viminale?

Viminale 200Sulla carta il Governo italiano prevede un contributo giornaliero di 2 euro e mezzo per ogni migrante accolto nei centri di accoglienza. Ma il cosiddetto ‘pocket money’ resta un miraggio per i destinatari. Questa mancata erogazione vale milioni di euro. Nel solo Cara di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, il ‘risparmio’ per l’ente gestore è di 3.750 euro al giorno che, moltiplicati per i 21 mesi di permanenza media dei richiedenti asilo, corrispondono a oltre due milioni di euro.

Un’inchiesta di Repubblica.it, a firma di Raffaella Cosentino e Alessandro Mezzaroma, svela il contenuto di un dossier segreto commissionato dal Viminale per comprendere il meccanismo attraverso il quale i soldi del pocket money non vengono distribuiti e spariscono nel nulla. Ma non è l’unica irregolarità descritta. Strutture con condizioni igieniche precarie, carenza di mediatori culturali, interpreti, psicologi, pediatri sono all’ordine del giorno.

Ci sono questure come Roma, Caltanissetta e Crotone che non rilasciano il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo nei tempi previsti, ovvero dopo massimo 35 giorni di permanenza nel centro. Tanto che ci sono persone che nei centri restano anche per due anni. In quasi tutti i centri  d’ Italia le condizioni degli alloggi riservati agli immigrati sono precarie. Mancano docce e acqua calda, spesso i servizi igienici sono in comune per uomini e donne, i lavandini sono sistematicamente otturati, i rubinetti e i vetri rotti non si contano, la pulizia è scarsa, gli scarafaggi sono di casa. Sono alcuni degli esiti di un doppio monitoraggio che le organizzazioni del progetto Praesidium, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati), Save The Children e la Croce Rossa hanno realizzato nel corso del 2013 su 18 centri italiani, nove Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e nove Centri di identificazione e di espulsione (Cie), su mandato ispettivo del Viminale.

L’inchiesta elenca una serie di illeciti e irregolarità. Nel centro di accoglienza di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, vicino a Crotone, gli ospiti ricevono al posto del pocket money due pacchetti di 10 sigarette a settimana come equivalente di tutto l’importo settimanale pari a 17 euro e cinquanta centesimi. Per ogni ospite il gestore del centro riceve circa 21 euro, con i quali devono essere garantiti tutti i servizi. Il centro ha una capienza ufficiale di 729 posti, ma come gli altri Cara è solitamente sovraffollato. Al momento del monitoraggio erano presenti 1497 persone, oltre il doppio dei posti disponibili. Facendo i conti della serva, 2,50 euro per una media di 1500 persone, corrispondono a 3.750 euro al giorno che moltiplicato per 21 mesi, tempo medio di permanenza, fa oltre due milioni di euro. Da dieci anni la gestione è affidata alla confraternita della Misericordia fondata dal parroco Edoardo Scordio e dal suo uomo di fiducia Leonardo Sacco. L’ultima gara d’appalto triennale vinta dalle Misericordie (nel 2012 contratto valido fino al 2015) è stata di 28.021.050 euro iva esclusa.

I disservizi riscontrati nel centro crotonese sono anche altri. Ci sono solo tre psicologhe per tutti gli ospiti. Mancano mediatori per alcune delle principali lingue così come manca l’assistenza pediatrica.

Nel Cara di Restinco, a Brindisi, gestito dal consorzio Connecting People di Castelvetrano, l’ammontare giornaliero di 2,50 euro del pocket money può essere speso nell’acquisto di beni presenti al corner shop o nell’acquisto di bibite/snack/bevande calde nei distributori automatici presenti nel centro. Gli ospiti non possono accumulare l’importo  e devono consumarlo nel giro di due giorni, pena la cancellazione dell’importo residuo non speso. Non è specificato però che fine fanno le somme cancellate. I vertici del Consorzio sono stati coinvolti in un’inchiesta della magistratura su fatture gonfiate in un altro Cara, quello di Gradisca d’Isonzo. Tredici i rinviati a giudizio dal tribunale di Gorizia, di cui 11 del consorzio trapanese, fra cui Giuseppe Scozzari, ex presidente del consiglio di amministrazione, per associazione per delinquere, truffa e frode in pubbliche forniture, e due funzionari della prefettura tra cui un vice prefetto, per falso in atti pubblici. Il consorzio si è difeso affermando che esiste una relazione della prefettura di Gorizia che attesta la correttezza delle fatturazioni. L’inizio del processo è previsto per giugno.

Il monitoraggio evidenzia anche alcuni elementi positivi che sono un po’ ovunque la buona disponibilità degli operatori, l’adeguatezza dei pasti e l’iscrizione a scuola dei bambini.

Delle irregolarità gestionali e procedurali, nonché e delle strutture,  sono responsabili nell’ordine: gli enti gestori, le questure e il Viminale. I due giornalisti autori dell’inchiesta si chiedono perché il Viminale non abbia divulgato i risultati del monitoraggio. E quali misure intende utilizzare per migliorare l’accoglienza. E poi osservano. Stando al contratto i disservizi per “mancata o inesatta esecuzione dei servizi presenti nel contratto” devono portare a una penale di almeno il 3% del corrispettivo mensile ma è prevista anche la possibilità di un risarcimento dei danni più alto. È stata mai applicata questa norma del contratto d’appalto? E se non lo è stata, quale è il motivo?

Infine, la domanda delle domande: i soldi del pocket money stanziati dallo Stato e non erogati a chi ne aveva diritto, dove sono finiti?

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