L’affido è oramai fallito?

affido vitaIn Europa il 66% degli affidi fallisce. Qualcosa non funziona nel meccanismo di quello che sulla carta resta lo strumento migliore per alleviare il disagio dei minori che una famiglia ce l’hanno, ma questa non è in grado di farsi carico di loro. L’idea è che per i bambini e i ragazzi vivere in una famiglia, anziché in una comunità educativa comporta non solo meno traumi, ma molti vantaggi di tipo relazionale, affettivo ed educativo.

Eppure, da un lato il numero delle famiglie disposte ad accogliere minori in difficoltà è in calo costante, dall’altro il numero dei minori che dopo un periodo d’affido riescono a tornare nelle proprie famiglie è scoraggiante. In Italia il quadro è presto fatto: affidi in calo (-4,4% dal 2008 al 2010, e la tendenza continua), famiglie in affanno, adolescenti sempre più in comunità: solo uno su tre oltre i 14 anni riesce a trovare una famiglia che lo accolga.

Nel nostro Paese oltre la metà dei ragazzi in affido (il 53%), proviene già da un’altra esperienza di accoglienza, quindi ha alle spalle una dolorosa “carriera” da “fuori famiglia”, che nel 48% dei casi si protrae oltre i termini di legge, che per l’affido è al massimo due anni. Senza parlare dei casi in cui l’affido, di rinnovo in rinnovo, diventa di fatto ‘un sine die’ camuffato. Se l’Italia ha in materia un’esperienza ormai trentennale, il resto d’Europa, con in testa i Paesi scandinavi, possono tirare le somme con ulteriore cognizione di causa. E la situazione non è meno allarmante. Statistiche alla mano, nel vecchio continente, solo un ragazzo su tre riesce a rientrare in famiglia. Gli altri due, no.

Ma forse, bisogna avere il coraggio di dire che l’affido fallisce, soprattutto quando viene usato come il cerotto salvatutto. Laddove si sa che non c’è possibilità alcuna di recupero della situazione familiare, occorre che le autorità competenti si assumano l’onere della decisione. E anziché lasciare crescere i bambini nel limbo di una totale incertezza ambientale e affettiva, va loro garantito il diritto di vivere in famiglia. E quindi il prima possibile, quei bambini devono essere dichiarati adottabili.

L’inchiesta di Vita prende spunto da un seminario organizzato poche settimane fa a Padova dalla Fondazione Zancan per analizzare invece i casi di successo. «L ‘affido non è in discussione come strumento– scrivono le giornaliste Gabriella Meroni e Sara De Carli- ma ha bisogno di una riflessione per capire a quali bisogni risponde e a quali no». E così dalla Scozia a Israele, da Torino a Salerno Vita ha raccolto le buone pratiche dell’affido, e quel che emerge è una costante: funzionano quegli affidi in cui non viene preso in carico non solo il minore, ma anche la sua famiglia d’origine, garantendo il mantenimento del legame familiare tra i soggetti coinvolti e aiutando gli adulti a superare le difficoltà che attraversano.

 

Fonte: Vita.it