L’appello delle famiglie accoglienti: “Vogliamo prenderci cura di questi ragazzi”

messina_ragazzi200“Non lasciamoli soli”: è questo l’appello, quasi un grido di speranza e al contempo di forte preoccupazione, che Antonino Vinci scrive su facebook subito dopo avere appreso della probabile chiusura di Casa Mosè, a Messina. Una probabilità che, con il passare delle ore, purtroppo diventa sempre più una certezza. Il signor Vinci e sua moglie sono due dei genitori affidatari siciliani che hanno accolto in casa propria un minore straniero non accompagnato. E che ora temono per il futuro di tutti quei ragazzi attualmente ospitati nel centro di prima accoglienza di Amici dei Bambini che, a causa della mancanza di sostegno da parte delle istituzioni, è sul punto di chiudere i battenti. E questo nonostante si tratti dell’unico centro di prima accoglienza a Messina, oltre a quello delle suore dello Spirito Santo. Queste stesse famiglie rinnovano la loro disponibilità ad accogliere anche i ragazzi che, tra pochi giorni, dovranno lasciare Casa Mosè.

“Ho già scritto una mail al presidente di Ai.Bi. Marco Griffini – dice il signor Vinci – chiedendogli di non mollare. Casa Mosè non può chiudere. Non è un centro di accoglienza come tutti gli altri, qui la qualità della vita che viene offerta è diversa: i ragazzi vengono accolti in modo davvero familiare. Il problema è che in Italia se una cosa funziona e va avanti in modo legale, spesso non ha risorse sufficienti per sopravvivere”. Per i coniugi Vinci “Casa Mosè è diventata una seconda casa”. “Siamo rimasti in contatto con molti dei ragazzi passati da qui – raccontano – e che in questo centro hanno potuto ritrovare la serenità: con loro abbiamo sempre avuto un rapporto familiare, siamo andati al mare o a prendere un gelato…”.

La preoccupazione per la chiusura della struttura messinese di Ai.Bi. è unanime. Dai ragazzi che hanno vissuto la realtà di Casa Mosè alle famiglie accoglienti, dal mondo del volontariato alla gente comune, tutti dicono che Ai.Bi. non deve mollare, perché la sua è la vera accoglienza giusta. Tra i numerosi messaggi di sostegno arrivati al presidente di Amici dei Bambini e ai referenti siciliani dell’associazione ci sono quelli dei Servizi sociali messinesi, dei tutori dei ragazzi attualmente ospitati nella struttura e del presidente della Comunità islamica di Messina, Mohamed Rafat, che ha più volte collaborato con Casa Mosè.

Ma la testimonianza più forte dell’apprensione per quanto sta per accadere non può venire che da loro: i minori accolti. “Quando hanno saputo la notizia – racconta Dinah Caminiti, referente di Ai.Bi. in Sicilia – alcuni hanno pianto: sanno che ora saranno divisi, si sentono abbandonati!

“Sono preoccupato per loro – dice da Lampedusa il signor Maggiore, un altro papà affidatario di un Misna giunto sulle nostre coste –. Tutti dovremmo avere il dovere di proteggere e di fare il possibile per questi ragazzi fragili, per evitare che finiscano su una brutta strada. Sono davvero deluso e sconvolto dalla notizia dell’imminente chiusura di Casa Mosè”.

 

Ai.Bi. non vuole mollare e non abbandonerà i minori stranieri al loro destino. Per questo, continua la ricerca di famiglie disponibili all’accoglienza dei giovani migranti e di mamme sole con i loro bambini. Sostieni anche tu il progetto Bambini in Alto Mare