Le bestie di Modena: i fallimenti genitoriali delle famiglie bene. Se fossero stati ragazzi adottati?

foto violenza donneDoveva essere una festa di fine estate tra compagni di scuola. Si è trasformata in un incubo di abuso e violenza. A Modena, in una villetta con piscina che guarda sui tetti della città, una ragazzina di 16 anni è stata trascinata in bagno, stordita dall’alcol, da quattro diciottenni e un diciassettenne. L’hanno violentata a turno, mentre uno faceva il palo. Erano tutti amici, tutti studenti e tutti incensurati. Consumata la violenza, sono tornati a godersi la festa, come se nulla fosse. E l’indomani la vita è ripresa regolarmente.

La ragazza ha trovato il coraggio di raccontare alla mamma l’accaduto e la forza di sporgere denuncia. Adesso si è aperta un’inchiesta.

Chi sono le “bestie di Modena”? Chi sono gli altri partecipanti alla serata, una ventina di ragazzi e ragazze, secondo le prime ricostruzioni della polizia, che hanno taciuto, proteggendo con un anello di omertà e indifferenza i colpevoli? Chi sono questi stupratori “per gioco” che si sono vantati dell’impresa, deridendo pubblicamente la loro vittima?

Giovani “normali”, “per bene”. Frequentano ottimi licei della città, hanno alle spalle famiglie benestanti, studiano, si divertono, non hanno mai fatto niente di illegale. Per noia, per troppi drink, per totale incoscienza, per cieca emulazione, per folle sprezzo di ogni regola e valore, hanno distrutto la vita di una loro compagna e adesso rischiano dai 6 ai 12 anni di reclusione.

E le famiglie dov’erano? I genitori che cosa hanno fatto?

Nessun sospetto, nessun campanello d’allarme, nessuna preoccupazione per ragazzi “con la testa a posto”, cresciuti nell’agio. Stupisce che, ogni volta che si consuma un delitto giovanile (dallo stupro di gruppo ai sassi dal cavalcavia, la cronaca è piena di “bravate” di “ragazzi modello”), le famiglie facciano scudo e  reagiscano con stupore attonito. Assoluta autodifesa e pronta descrizione di idilliaci quadretti di benessere domestico, con figli irreprensibili.

Possibile? Davvero vogliamo sostenere che bastano due bicchieri di troppo per arrivare a violentare una coetanea? Che potrebbe capitare a chiunque il banale colpo di testa di una sera?

Stupisce ancora di più che i tribunali e gli esperti si accaniscano a parlare dei fallimenti adottivi e ci si addentri così poco nel merito di questi fallimenti genitoriali. Perché un genitore adottivo dev’essere sottoposto ad ogni tipo di test e valutazione sulla sua effettiva capacità genitoriale e riparativa e per un genitore naturale si dà tutto per scontato? Perché si può negare preventivamente a una coppia l’idoneità ad accogliere un bambino e non si arriva, in casi estremi come quello di Modena, a valutare se esistano i presupposti per togliere la patria potestà a genitori evidentemente incapaci di educare i loro figli?

Ci sono famiglie adottive che si fanno in quattro per tentare di ridare un futuro a chi è stato massacrato dal male dell’abbandono, di chi è stato violentato, umiliato, lasciato a vivere per strada… Famiglie che hanno scelto di mettere a disposizione la loro vita per tentare di cambiare, con fatica e sofferenza, un destino terribile che tocca a bambini incolpevoli. A Modena niente di tutto questo: figli che hanno avuto tutto, agio, studi, opportunità, feste in villa. Sono diventati maggiorenni e adesso, dopo il delitto compiuto, sono ancora a piede libero, a casa loro, con le loro famiglie.

In attesa che la giustizia faccia il suo corso, una semplice proposta ai loro genitori. Amare e persino perdonare il colpevole, nonostante la gravità della colpa, non elimina la necessità di una punizione commisurata all’errore. Dato che le carceri sono troppo piene , e per questo genere di reati per nulla educative, l’auspicio è che vengano “condannati” a vivere, notte e giorno, in una comunità di minori abusati, fianco a fianco alle loro vittime, al fine di prendere piena coscienza delle gravi conseguenze di quello che hanno fatto.

 

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