“L’emendamento è un passo verso lo scardinamento della famiglia tradizionale”: scontro fra Giovanardi (Ap) e Cirinnà (Pd)

cirinnà“Sicuramente è un passo iniziale verso lo scardinamento, che già esiste nella nostra società, rispetto alla famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna che non è più la sola, con rispetto di tutte quelle che esistono, di cui anche io sono una rappresentante. La società ci dimostra essere diversa: ci sono le famiglie allargate, le famiglie arcobaleno, le famiglie monogenitoriali, le famiglie adottanti, le famiglie affidatarie. Tutte le famiglie sono meritevoli della stessa tutela. Tutelare un tipo di famiglia non vuol dire depauperarne un’altra”. Parola di Monica Cirinnà, senatrice del Pd.

E tanto basta (e non è poco) per accendere il dibattito tra la parlamentare del Partito democratico, e Carlo Giovanardi, senatore dell’Ap (Area Popolare) nel corso della seduta in Senato, il 5 marzo scorso, per la discussione delle modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozioni dei minori da parte delle famiglie affidatarie.

“Tutti gli amori sono meritevoli della stessa dignità – ha aggiunto Cirinnà -. Come mi tocca dire continuamente sul testo delle unioni civili, che spero arrivi presto in Aula, l’uguaglianza è uguaglianza. Tutto quello che non è uguaglianza è discriminazione”.

Per il senatore Giovanardi “questa è la prova provata di come la relatrice sulle Unioni civili persegua con lucidità un obiettivo: lo scardinamento della famiglia tradizionale. Del resto non ne fa mistero”.

Ed è proprio Cirinnà che, nel corso della sua relazione parlando della temporaneità dell’affido e della possibilità e/o opportunità del bambino di tornare nella famiglia d’origine, chiama in causa Giovanardi:  “su questo, come al solito, non mi trovo d’accordo con Lei: il minore non è proprietà del padre e della madre e non deve per forza tornare da quei genitori biologici in quella famiglia, anche in caso di assoluzione o degli esempi che lei ha fatto. Fa bene lo Stato a riconoscere la priorità dell’affettività e della tutela del bambino, che non è proprietà privata dei genitori”.

“Ma neanche dello Stato – ribatte secco Giovanardi –  né dei servizi sociali”. 

Ma nulla scalfisce la Cirinnà che continua “noi siamo pronti a far saltare i limiti dell’articolo 6 – precisa-, sappiamo dove porta, ossia verso una direzione che a me piace tantissimo: una situazione in cui è possibile adottare da single o al di fuori di quella che voi continuate a chiamare «famiglia tradizionale», composta da donne e uomini eterosessuali. Per me, invece, la famiglia è qualunque formazione giuridica in cui vi sia amore. Siamo dunque pronti a mettere in discussione l’articolo 6”.

E intanto in Senato si gioca una delle partite più importanti per la difesa della famiglia: sarà difeso l’interesse superiore del minore o quello degli adulti?