L’emergenza profughi e il balletto delle responsabilità: perché non si procede con gli affidi dei MISNA?

baby immigrati 200A Lampedusa e dintorni, le strutture a disposizione per dare degna accoglienza ai minori stranieri non accompagnati ci sono. Le famiglie affidatarie pure: solo con il progetto “Bambini in Alto Mare”, Amici dei Bambini ha raccolto l’adesione di 830 coppie in tutta Italia, alcune delle quali sono già in fase di formazione. Lo stato dell’arte non fa più notizia, dunque. Quello che non manca di destare sgomento è il quotidiano teatro dell’assurdo che va in scena fra Sicilia e Roma, a fronte della continua e perdurante emergenza profughi.

Prosegue infatti il balletto delle responsabilità fra comuni, regione, questure, prefetture e ministero. Tizio accusa Caio, che rimanda a Sempronio, che a sua volta, allargando le braccia, adduce tutte le responsabilità a Mevio. Sempre con lo stesso, identico risultato: lo stallo.

E intanto, alle organizzazioni che operano sul campo viene richiesto di seguire le “ordinarie procedure” per ottenere le autorizzazioni del caso, che si tratti dell’affidamento di minori o di modificare la destinazione d’uso delle strutture adibite a centri d’accoglienza. Con richieste di accreditamento che si moltiplicano e fascicoli che rimbalzano da una parte all’altra dell’isola, se non del paese. Il solito “scudo” degli iter procedurali, che permette di mettersi al riparo da responsabilità, guadagnare tempo e riversare il problema, con un abile gioco di mano, a chi sta cercando di risolverlo.

E così, fra trasferimenti approssimativi di minori presso centri ormai al collasso disposti via telefono e bandi pubblici per l’accoglienza ambigui e poco chiari, ovunque è un rincorrersi di espressioni da vocabolario tipico dello scaricabarile: “non escludiamo che”, “cercheremo di sensibilizzare”, “teniamoci in contatto”, “le faremo sapere”.

Ma di troppa burocrazia si muore, in special modo quando c’è un’emergenza da affrontare.

Proprio in questi giorni la Procura di Palermo è intervenuta con una circolare apposita, fissando come priorità l’identificazione dei minori infradecenni e la loro collocazione immediata presso famiglie disponibili e valutate come idonee; analoga disposizione è stata data nei confronti dei minori di età compresa fra i dieci e i quattordici anni, che per legge devono essere collocati in famiglia non oltre le 72 ore dal loro arrivo in Italia. Esortazione destinata a rimanere lettera morta, se dal ministero non si procede a riconoscere l’emergenza, ad esempio istituendo un’apposita cabina di regia e sbloccando immediatamente gli affidi dei MISNA.

Intanto, fra gli operatori che da oltre un mese si trovano in Sicilia per fronteggiare l’emergenza sbarchi, comincia a serpeggiare la frustrazione: finora non c’è stato appello pubblico o attivismo sul campo che sia servito a incrinare il muro dell’immobilismo istituzionale.