Lettera a Jovanotti: “Vieni a cantare tra i bambini siriani”

jovanotti2Andrea è un bambino di un po’ anni fa. Per la precisione degli anni ’80, quando Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, diventava famoso. Andrea è cresciuto con le sue canzoni e, “da grande”, è diventato portavoce dell’Unicef. Recentemente ha fatto un viaggio in Giordania e ha visitato uno dei tanti campi profughi in cui vivono, in condizioni limite, centinaia di migliaia di bambini siriani, sfuggiti alla guerra che da quasi 3 anni affligge il loro Paese. Ora Andrea ha deciso di scrivere proprio al suo idolo d’infanzia, Jovanotti, per chiedergli di portare “un raggio di sole dove il sole non c’è più”.

 

“Caro Lorenzo,

mi chiamo Andrea, sono il portavoce dell’Unicef Italia, anzi, prima ancora un tuo fan dai tempi del “Veleno”, anni 80, ricordi? Forse quando leggerai questa lettera ti diranno di lasciar stare, di non rispondere o che sono il solito rompiscatole delle Nazioni Unite che cerca soldi. Aspetta solo un attimo ti racconto una storia.

Sono appena rientrato da un viaggio in un campo profughi lontano, a Zaatari precisamente, in Giordania, dove da oltre 2 anni sono rifugiati migliaia di bambini a causa della guerra più fratricida e ingiusta degli ultimi decenni. Una guerra non diversa da quella di cui cantavi la disperazione insieme a Ligabue e Piero Pelù “Il mio nome è mai più” che tanto dolore ha portato nella ex Jugoslavia. “Mai più”, caro Lorenzo e invece sono qui a scriverti che oltre 6 mila bimbi sono morti ammazzati a causa del conflitto in Siria e, fatto ben peggiore, oltre 1,5 milioni di loro sono rifugiati in Iraq, Giordania, Turchia, Libano e vivono sotto tende e container tra fango, polvere, sassi, letame e oggi, mentre ti scrivo, neve, tanta neve.

Sono stato fra loro, tra i loro sorrisi, le loro speranze mai sopite, ma soprattutto ho “assaporato” la loro voglia di tornare a casa. “Questa è la mia casa, la casa dov’è” cantavi un po’ di anni fa. Ecco, proprio così, loro questa casa l’hanno perduta. Ho deciso di rivolgermi a te, Lorenzo, perché solo tu puoi aiutarci ad aprire gli occhi di tante persone verso questo dramma infinito, per unirti a noi e rendere meno duri i giorni di questa generazione perduta, di questi bambini che sono figli del mondo come i nostri figli.

Ti faccio una proposta, qui, dalla colonne di questo giornale. Vieni con tua moglie Francesca e tua figlia Teresa in missione tra questi bambini. Cantiamo tra le tende e le scuole/container “Ti porto via con me”, basta una chitarra, la tua voce e la tua musica per portare un raggio di sole dove il sole non c’è più.

Pensaci Lorenzo, noi ti aspettiamo. Grazie sempre. Hai cambiato con la tua musica la mia vita. A questi bimbi invece basta un gesto per urlare ancora una volta, tutti insieme, MAI PIÙ!!! Senza pregiudizi né schieramenti, ma da padre a padre, so che mi risponderai.

Grazie”

Fonte: L’Huffington Post