L’Europa lascia morire 3 migranti al giorno nell’indifferenza generale. Arrivati a Taranto 1164 migranti tra cui 157 minori

migranti_lampedusaNel 1998, con la prima vera ondata di migranti verso Lampedusa, tunisini, marocchini, algerini, arrivavano su barche di legno bellissime colorate, con scritte arabe. Si arenavano sulle cale dove i turisti li guardavano allibiti scendere e chiedere un po’ d’acqua fresca. Ora gli immigrati arrivano da tutta l’Africa, dalle guerre, dalle dittature. I numeri sono altissimi. Sempre più alti. Ma non fa più alcun “effetto”. I turisti non si sconvolgono più. Anzi non se ne accorgono neanche più. Perché è diventata una normalità. La gente muore: nell’indifferenza generale. I cadaveri, spesso irrecuperabili, sono diventati oggetti. “Dove li mettiamo? Dove li seppelliamo?” E si parla di 50, 100, 150, 300 morti alla volta. Dopo le guerre dai romani ai giorni nostri, dopo l’Olocausto, dopo l’Atomica l’uomo e’ diventato un oggetto. Anzi un numero. Sono tutti giovanissimi, stipati come sardine, uno indossa la maglietta del Milan, mamme e soprattutto tanti bambini.  E sognano una vita normale, sperando che il mare non li inghiotta. Scene che si ripetono. Fino a stanotte: seicentoventi migranti tra cui 167 donne e 37 minori sono stati avvistati a bordo di un’imbarcazione e soccorsi dalla corvetta Urania. Anime in pena che si aggiungono ai 1164 che sono arrivati ieri al porto di Taranto salvati nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione ‘Mare nostrum’. In particolare, si tratta di 861 uomini, 146 donne (una delle quali in gravidanza) e 157 minorenni provenienti dal Centro Africa, Africa Sub Sahariana, Ghana, Nigeria, Eritrea, Gambia, Senegal, Uganda e Sierra Leone.  I migranti sono stati trasferiti con i bus verso i vari centri di accoglienza, secondo le disposizioni della Prefettura. Sono 87 i minori non accompagnati. E’ il settimo sbarco nel giro di due mesi nel capoluogo ionico, dove sono giunti complessivamente oltre seimila migranti. E mentre a Taranto i “fortunati” arrivano, Pozzallo si stringe attorno alle 45 bare dei migranti morti durante la traversata in mare dello scorso primo luglio. Cosa li spinge a rischiare? Il ”miraggio” é intessuto dei racconti al telefono ”degli amici che ce l’ hanno fatta”, ed ora lavorano in Francia, Germania ed anche in Italia.  ”Avremmo potuto puntare sulla Spagna – dice Hamid – dista venti minuti dal Marocco, ma le loro leggi non ci piacciono, sono razzisti”. ”Sapevamo che c’ era il rischio – gli fa eco Hajuji – di venire fermati o addirittura di morire. Ma nel nostro Paese eravamo come morti. Senza lavoro, senza prospettive un giovane é uno zombie, un morto vivente”. Hamid vuole fare un appello: ”All’ Italia chiedo di darci un’ opportunità per migliorare la nostra esistenza. Italia non ci abbandonare”.  Dall’inizio dell’anno ai primi di maggio,intanto, sono arrivati in Italia circa 25mila “Hamid” migranti e in Nordafrica ci sarebbero tra le 600 e le 800 mila persone che potrebbero avere in programma la traversata del Mediterraneo, quindi potenziali migranti provenienti soprattutto da Eritrea e Somalia e anche dal centro del «continente nero». La previsione è del direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Viminale Giovanni Pinto e risale al 29 aprile, quando Pinto ha riferito davanti alle commissioni riunite Affari esteri e Difesa del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva su Mare Nostrum. E sono quasi 1800 i migranti soccorsi dalle navi della Marina militare negli ultimi giorni. Un fenomeno che mette a dura prova le  strutture d’accoglienza. Nel frattempo, una circolare è stata inviata dal Viminale ai prefetti sul territorio, invitati ad effettuare un monitoraggio per reperire nuove strutture inutilizzate che consentano di ampliare le possibilità di accoglienza di fronte a un numero di sbarchi che si è rivelato enormemente superiore alla media degli scorsi anni.